L’Italia è in volo Immobile a terra
Dopo l’Inghilterra, gli azzurri provano a vincere a Budapest per entrare nella finale a quattro della Nations League Il giallo del centravanti della Lazio fermato all’imbarco
BUDAPEST Sino al capolavoro di Jack Raspadori la sfida con gli ungheresi, stasera dentro la rinnovata Puskas Arena piena e ostile, sarebbe stata una specie di semplice e fastidiosa amichevole. Adesso invece, è uno spareggio bello e buono, anche un esame per l’Italia di Mancini in cerca di fiducia, conferme e coraggio. Lo spirito deve essere lo stesso che ha animato gli azzurri a San Siro. L’Ungheria dell’italiano Marco Rossi è la squadra rivelazione del girone e della Nations League e per raggiungere la Final Four ha due risultati su tre. Gli azzurri possono solo vincere. Una piacevole condanna. Entrare tra le magnifiche quattro d’Europa non ci ridarebbe il Mondiale mancato e forse da un lato accentuerebbe persino il rammarico per aver buttato via la qualificazione in Qatar. Ma sarebbe un segno concreto della volontà di rilancio.
Anche per questo Mancini ha cercato di recuperare Immobile sino all’ultimo senza riuscirci. Non c’è pace per la Nazionale. Il centravanti, che aveva saltato l’Inghilterra per un piccolo edema al bicipite femorale destro, ieri mattina si è sottoposto ai controlli strumentali e dopo la risonanza aveva deciso di partire e provare questa mattina durante la rifinitura. È persino salito sul pullman, che ha portato gli azzurri a Malpensa ed è stato fermato sottobordo con il biglietto in mano. Il sospetto è che sia intervenuta la Lazio, per volontà di Lotito o magari solo per bocca dei medici biancocelesti.
La Federcalcio fornisce una versione diversa, assumendosi la responsabilità di quanto accaduto e provando a smontare il caso. La decisione di rimandare a Roma il centravanti è del presidente Gravina, fanno sapere. E se Immobile è arrivato sotto l’aereo è solo perché la scelta andava condivisa con Mancini che stava viaggiando da Roma. Il principio, secondo i federali, è quello dell’uguaglianza: «Bisogna usare lo stesso metro», dicono da via Allegri. Così come se n’erano andati Lorenzo Pellegrini e Tonali, che non avevano niente di grave, la Nazionale non ha fatto partire Immobile per Budapest anche se in palio c’è la Final Four e anche una decina di milioni. Di sicuro un difetto di comunicazio
La versione della Figc È stato Gravina a prendere la decisione «Ciro avrebbe rischiato se fosse partito»
ne c’è stato. «Ciro sarebbe voluto venire, ma abbiamo deciso di lasciarlo a casa perché portarlo sarebbe stato un rischio», spiega Mancio, che condivide la linea federale ma ricorda che «bisognerebbe amare di più la maglia azzurra». Non è il caso di Immobile però. Il centravanti ha fatto di tutto per partire. E l’Italia ha gettato via energie inutili che andavano destinate a una partita complicata. «Giocare in Ungheria non è semplice», spiega il c.t. Mancini, però non è pessimista e anche se i nostri avversari possono contare su due risultati su tre, è sicuro che ce la giocheremo alla pari: «Abbiamo 50 possibilità ciascuno di vincere il girone».
L’allenatore azzurro si porterà dietro i dubbi sino all’ultimo, non tanto sul sistema di gioco, che dovrebbe essere il 3-5-2 visto contro l’Inghilterra,
ma soprattutto sulla scelta dell’attaccante da affiancare a Raspadori: il gigante Scamacca o il piccolo Gnonto, che è in vantaggio? All’andata a Cesena, con il 4-3-3, proprio la velocità dei piccoletti aveva messo in crisi l’Ungheria e la tentazione di riprovarci è forte. «Dobbiamo essere più aggressivi e veloci di quanto lo siamo stati contro l’Inghilterra nel primo tempo». Servono coraggio e pazienza. «Non dobbiamo farci prendere dal panico e sfruttare le occasioni», magari per tagliare il traguardo delle 1.500 reti nella storia della Nazionale. Ce ne mancano due. In difesa possibile l’avvicendamento tra Acerbi e Bastoni, a centrocampo potrebbe spuntare Pobega. Al di là degli uomini serve il cuore. E l’orgoglio dell’Italia.
Alessandro Bocci
In avanti Raspadori sicuro dall’inizio, ballottaggio tra Scamacca e Gnonto