Maldini non si nasconde «Milan quest’anno più forte»
«Lo stadio? Il club non finisce a San Siro. Io garante del progetto»
TRENTO «Siamo ancora più forti». Non si nasconde, Paolo Maldini. Non l’ha mai fatto, né quando giocava né quando ha iniziato a fare il dirigente, quattro anni fa. E non ha alcuna intenzione di farlo adesso che il suo Milan mostra un meritatissimo scudetto cucito sul petto e va a caccia della seconda stella. Missione difficile, perché la concorrenza è cresciuta, ma alla portata. A patto però di continuare a crescere ancora, com’è nelle possibilità di questa squadra che ha fatto dell’entusiasmo giovanile una delle sue forze, se non la principale. La strana sconfitta col Napoli, negativa nel risultato ma non nella prestazione complessiva, è costata il primato in classifica e per questo ha fatto male. Ad amplificare il senso di fastidio sono stati i molti infortuni, soprattutto quelli di Hernandez e Maignan, esattamente quello che non ci voleva alla vigilia dell’ottobre rosso che vedrà il Milan impegnato 8 volte in 30 giorni: un autentico tour de force che segnerà già un bel po’ di stagione.
Niente panico però. E Maldini dal palco del Festival dello Sport di Trento lo ribadisce con forza: «Per me questa squadra è più forte di quella dell’anno scorso. Noi partiamo per vincere, siamo campioni in carica e la responsabilità non ci deve spaventare». Ha ragione. Anche perché l’emergenza infortuni ha pesantemente segnato anche la stagione passata eppure sappiamo bene come è andata a finire. Già sabato a Empoli servirà un segnale, per la classifica e per l’autostima, in vista del trittico di fuoco Chelsea-Juventus-Chelsea.
Cori, striscioni e tante maglie vintage rossonere con l’iconico numero tre: «Più che sul palco del Teatro Sociale sembra di stare in uno stadio» ha sorriso lo stesso direttore tecnico, che nell’incontro curato e condotto da Gianni Valenti e Luca Bianchin della Gazzetta ha raccontato al pubblico di sé e del suo Diavolo, emozionandosi parlando di papà Cesare e dei figli Daniel e Christian, toccando poi tutti gli argomenti caldi.
A partire proprio dallo stadio. «Il Milan non finisce a San Siro: dobbiamo creare qualcosa che ci renda competitivi. Sennò ci raccontiamo il passato ed è una prospettiva che non mi piace». Stadio nuovo significa più ricavi, quindi obiettivi più alti, vale a dire tornare a essere competitivi per la Champions, come ai tempi belli: «Più ricavi faremo e più investiremo, da qui passa la ristrutturazione del nostro calcio» ha aggiunto l’ex capitano, che s’è definito «garante del progetto, perché io ho radici forti, magari a differenza di altre figure che si fermano poco». Sul nuovo proprietario Cardinale: «Ha energia, vuole fare e ascolta». Su Pioli: «Un leader nato». Su De Ketelaere: «Va aspettato».
Non si può invece aspettare ancora troppo per il rinnovo di Leao, in scadenza a giugno 2024. Non sarà facile, anche se filtra un cauto ottimismo, perché il ragazzo sta lasciando intendere di voler restare. Vedremo. La strada è lunga, da gennaio il Chelsea e le altre faranno sul serio. Ma Rafa è un uomo fondamentale per il nuovo Diavolo che vuole tornare a sognare in grande. E Maldini lo sa benissimo.
Il sogno è tornare a correre per vincere la Champions. «Ma servono più ricavi»