Kipchoge sempre re della maratona A Berlino abbassa il suo record di 30”
Il keniano resta sopra le 2h per 1’09’’
Niente raggi laser per indicare il ritmo ideale, niente lepri intercambiabili per sostenerlo, niente circuito dall’asfalto liscio e dalle curve morbide come quello del 2019 a Vienna. Ma ieri mattina, sulle ruvide strade di Berlino, Eliud Kipchoge, il più grande runner di lunga distanza di sempre, è riuscito comunque a dare l’ennesima spallata al record del mondo della maratona, abbassandolo di 30” esatti: da 2h01’39 (sempre in Germania, quattro anni fa) a 2h01’09” con quel suo avanzare felpato di eleganza mai vista in un essere umano, i piedi che sembrano sfiorare il terreno, le braccia ad accompagnare l’azione come se remassero a favore. Ma quel muro delle due ore che Eliud aveva ufficiosamente rotto solo nell’asettico laboratorio di Vienna, tre anni fa, non è caduto e a questo punto diventa sempre più difficile per il keniano — 37 anni — sbriciolarlo in una gara vera, lui che più di tutti lo meriterebbe.
Allenato in modo superbo, supportato da un cervello sopraffino e dai maniacali consulenti inglesi di Ineos (ciclismo, vela), a Kipchoge manca una sola cosa, un elemento umano di supporto all’altezza delle sue velocità. Ieri, subito dopo il via, davanti al keniano si sono disposti a freccia quattro gregari per dettare il ritmo e fendere l’aria. Ma anche cercando tra i fenomeni della corsa degli altipiani, è difficile trovare chi sia capace di passare in 28’23” ai 10 km (tempo da finale olimpica) e sopravvivere dopo uno spaziale 59’51” a metà gara, il più veloce passaggio di sempre. Risultato: dopo 24 km, esalato l’ultimo respiro l’etiope Belihu, Kipchoge se l’è dovuta cavare da solo fino al traguardo in una Berlino appiccicosa per l’umidità. E pur segnando di passaggio le migliori prestazioni mondiali ai 30, 35 e 40 chilometri, ha mancato l’obbiettivo delle due ore per 69”. Nike, che ha trasformato Kipchoge nel Michael Jordan del running, dovrà farsene una ragione. Eliud è stato il solito: radioso, sereno, in pace con se stesso, pronto «a riprovarci se e quando mi sarà data la possibilità ma prima di tutto a festeggiare una prestazione straordinaria».
La sua carriera è sempre più irripetibile: campione del mondo nei 5000 metri nel lontano 2003, due volte medagliato olimpico sulla stessa distanza, il solo assieme a Bikila e al tedesco Cierpinski ad aver vinto due volte la maratona dei Giochi, punta a chiudere con il terzo oro a Parigi. Con lui è cambiata la dinamica della maratona.
Ieri tra le donne ha dominato l’etiope Tigist Assefa, debuttante capace di correre in 2h15’37”, terzo tempo della storia in una gara mista. Tigist è anche la prima a scendere contemporaneamente sotto i 2’ negli 800 metri (ai Giochi di Rio del 2016) e alle 2h20’ in una maratona che si sta trasformando sempre di più in una gara di mezzofondo, follemente veloce.