Pagine di storia italiana nell’organizzazione delle mafie
Cl racconto delle organizzazioni criminali come chiave e strumento per ricostruire pezzi della storia nazionale recente. È questa la chiave scelta da Nello Trocchia, temerario giornalista d’inchiesta, per «Mafia Connection», un viaggio di quattro puntate nei risvolti più inquietanti delle varie «mafie» italiane (sabato, ore 21.25, Nove).
Ideata da Carmen Vogani e prodotta da Videa Next Station, la miniserie affonda nelle radici classiche dell’inchiesta giornalistica tv mescolate al linguaggio più contemporaneo del documentario. Come già avvenuto in precedenti lavori realizzati per il canale del gruppo Discovery, la figura di Trocchia è centrale: mette voce e corpo a servizio della narrazione, elemento di raccordo di storie che si articolano in traiettorie molteplici e complesse.
Nel primo episodio, i riflettori si sono accesi sui traffici dei narcos albanesi, una mafia più nascosta rispetto a quelle più «tradizionali». Con un linguaggio semplice, che talvolta sembra cedere a toni enfatici, Trocchia ricostruisce genesi e ascesa dei clan albanesi, i tanti salti di qualità che li hanno portati dalla criminalità comune all’essere tra i gruppi più spietati, temuti e ricercati in tutto il mondo. È nel mare, osserva giustamente Trocchia, che la mafia albanese ha costruito la propria fortuna; quel mare che da corridoio per scappare dalla povertà si è trasformato in luogo privilegiato degli affari.
La vicenda della mafia albanese affonda nelle immagini celebri della Vlora, stipata all’inverosimile nel porto di Bari nell’estate del 1991; da lì si dipana un percorso che porta i clan albanesi a stringere accordi con quelli locali e a ritagliarsi spazio nel business della prostituzione. Con testimonianze di pentiti, forze dell’ordine e vittime, il documento di Trocchia è avvincente e didascalico. Nei prossimi episodi, le mafie più classiche: pugliese, siciliana fino alla camorra.