Corriere della Sera

Boccia: noi e i 5 Stelle? Organizzia­moci per il futuro Conte li ha rigenerati

- di Monica Guerzoni

ROMA «All’opposizion­e dovremo unire le forze».

I matrimoni si fanno in due, Francesco Boccia. E Conte non parla con voi finché c’è Letta al Nazareno. Il leader del M5S ha lanciato un’Opa ostile sul Pd?

«Ma no, questa cosa non c’è — spera il responsabi­le Enti Locali del Pd —. Conte ha fatto un’operazione di rigenerazi­one del M5S. Amministri­amo insieme decine di città e Regioni importanti come Puglia e Lazio. Bisogna organizzar­si per le prossime elezioni amministra­tive».

Farete pace in tempo per le Regionali del Lazio?

«Il campo largo ha preso il 55%, non c’è più un fuoriclass­e come Zingaretti. Costruiamo un progetto condiviso o facciamo vincere la destra?».

Lei apre al M5S, Letta invece dà a Conte la colpa di una storica sconfitta.

«Non è una sconfitta storica, è una sconfitta. Letta ha riconnesso il partito ai territori, abbiamo vinto nelle grandi città che avevamo perso cinque anni prima e alle amministra­tive di due mesi fa. Ora abbiamo perso le Politiche, punto».

Letta ha sempre detto che il 18,7% di Renzi nel 2018 era il risultato più basso di sempre. Fa bene a non presentars­i al congresso?

«Nel 2018 il Pd era al 18,7 e la coalizione al 21%, ora siamo al 19% e la coalizione è al 26%. Enrico Letta è una persona seria e perbene e quando è arrivato era un altro momento di grave crisi del Pd dopo la caduta del Conte 2. I sondaggi ci avevano fatto scivolare al 15%».

Nessuna autocritic­a?

«Abbiamo perso, ma siamo il secondo partito del Paese. Il Pd resta l’unico partito contendibi­le e se perdiamo è perché ci viene imputato il tema delle alleanze».

Non è stato un errore gridare contro la «destra peggiore di sempre» e intanto mettere alla porta prima Renzi e poi Conte, imbarcando Fratoianni?

«Col senno di poi tutti possono salire in cattedra e dare lezioni. Le alleanze non sono mai una somma algebrica, si fanno su progetti comuni e su una visione condivisa della società».

Dopo aver dato a Conte la patente di «riferiment­o più alto dei progressis­ti», non temete che possa diventare il leader di quell’area?

«Nessuna patente. Noi non abbiamo condiviso la rottura su Draghi e lui è andato per la sua strada».

Non è vero, come accusa Conte, che avete puntato sulla scissione di Di Maio per emarginare il M5S?

«Giuseppe sa che abbiamo fatto tutto il possibile per tenere uniti i nostri elettorati. Se non si è costruito un campo largo e aperto è perché Conte, come Calenda, ha preferito la rottura. Senza questi egoismi non ci sarebbe la destra a Palazzo Chigi».

Cosa si aspetta dal governo Meloni, o cosa teme?

«Da italiano mi auguro che faccia bene, anche se la nostra visione di società è distante anni luce. Il Pnrr è a rischio, noi vigileremo in Parlamento

sull’europeismo, sui diritti e perché non vengano toccate le risorse per scuola, sanità, ambiente. Non devono sottovalut­are che sono maggioranz­a in Parlamento, ma non nel Paese».

È cominciata la danza macabra attorno al segretario. Lei con chi sta? Bonaccini, Orlando, Provenzano?

«L’ultima cosa da fare è dividersi sui nomi, invece che discutere di identità e delle alleanze. Le scelte del segretario sono state sempre condivise dal gruppo dirigente e Letta è stato generoso nel lasciare la vita che stava facendo a Parigi per guidare una fase difficilis­sima e tenerci uniti».

Elly Schlein potrebbe essere la prima donna leader?

«Ci sono decine di compagni e compagne all’altezza. Parliamo del Paese e del Pd, poi si farà il congresso».

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Ex ministro Francesco Boccia, 54 anni, responsabi­le degli Enti Locali nella segreteria dem

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