Corriere della Sera

Consultazi­oni dal 17 Mattarella punta a un percorso rapido

- Di Marzio Breda

Inumeri sono così eclatanti che nessuno tenta, come si è talvolta visto nella storia repubblica­na, di far pressione su Sergio Mattarella perché aggiri in qualche modo il risultato elettorale con qualche ostacolo imprevisto, magari per recuperare dal baratro i partiti sconfitti. Non lo farebbe mai. I giochi ambigui non gli appartengo­no e non rientrano nella sua visione di come va interpreta­to il ruolo da arbitro di chi è al Quirinale. Oltretutto, il responso delle urne di domenica è indiscutib­ile e sarebbe dunque fuori luogo in questo caso la sentenza del costituzio­nalista Giuseppe Guarino, già maestro di Francesco Cossiga all’Università di Sassari, quando lamentava che «il presidente della Repubblica è stato assunto come un freno al potere della maggioranz­a e caricato di aspettativ­e improprie», da parte dell’opposizion­e. Il capo dello Stato, insomma, farà i conti prima di decidere. Controller­à come i voti si tradurrann­o in seggi. E, nell’annunciata alleanza del centrodest­ra, ne verificher­à l’autosuffic­ienza e la coesione in entrambe le Camere. Soltanto dopo comincerà a tirare le somme. Succederà con l’apertura delle consultazi­oni, che dovrebbe avvenire intorno alla metà di ottobre. Forse già il 17. Un termine che può apparire distante ma che è vincolato agli adempiment­i necessari per insediare il nuovo Parlamento, il giorno 13, formare i gruppi delle varie forze politiche, eleggere i capigruppo e gli stessi presidenti di Montecitor­io e Palazzo Madama. Se non ci saranno ritardi, che il Colle non si augura, o sorprese dell’ultima ora nella coalizione, l’incarico a Giorgia Meloni sembra l’esito più probabile. Del resto, dal 2018 lassù sono stati tenuti a battesimo esecutivi di ogni colore, dal gialloverd­e al gialloross­o, fino alla formula omnibus. Tutte novità inaspettat­e. Nel confronto con il presidente, le difficoltà per la leader di Fratelli d’Italia potrebbero venire unicamente dalla composizio­ne del suo governo e dalle scelte su alcuni ministeri, sui quali la vigilanza del Colle è un dovere d’ufficio. Per esempio, per quanto riguarda gli Esteri, essendo il capo dello Stato garante dei Trattati internazio­nali. E ciò vale anche per i delicati dicasteri della Difesa, dell’Economia e dell’Interno, perché pure su questi si misura la nostra coerenza di membri dell’Ue e della Nato, su cui la Meloni si è espressa con toni espliciti. Materie non negoziabil­i, per Mattarella, al pari dei valori della Costituzio­ne. In più, a ulteriore conferma di certi ancoraggi, incombono alcune decisioni sul conflitto in Ucraina, il Pnrr e la legge di Bilancio. Ecco perché al Quirinale si confida che la «pratica» del governo possa essere messa in sicurezza rapidament­e e senza incidenti di percorso.

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