Corriere della Sera

Calenda insiste: «Noi Terzo polo Il Pd? Finirà nelle braccia dei 5 Stelle»

L’ex ministro: mi dispiace per Bonino. La replica: ipocrita Gruppo unico con Italia viva, con 30 seggi in Parlamento «Per continuare con Draghi serviva un risultato a doppia cifra»

- Antonella Baccaro

Con una trentina di seggi tra Camera (21) e Senato (9), frutto di un risultato elettorale che si è fermato al 7,7%, Azione-Italia viva si candida a creare un terzo «polo del buon governo, del pragmatism­o e della serietà», sfruttando la contrappos­izione tra due populismi: quello del centrodest­ra di governo e quello del centrosini­stra che vedrà il Pd finire «tra le braccia dei Cinque Stelle».

Questa l’analisi di Carlo Calenda che ieri, in assenza dell’alleato Matteo Renzi (sempre in Giappone per il funerale di Shinzo Abe), ha messo la faccia sui risultati elettorali, accompagna­to dal presidente di Italia viva, Ettore Rosato e dalle ministre, Mariastell­a Gelmini, Mara Carfagna, passate da Forza Italia in Azione, e Elena Bonetti (Iv). «Renzi l’ho sentito nel corso di questa campagna quasi tutte le mattine e anche stanotte (ieri per chi legge, ndr)» si limita a riferire l’ex ministro.

Analizzand­o il voto, Calenda ammette subito: «Per il nostro obiettivo di fermare la destra e andare avanti con Draghi, avevamo bisogno di un risultato sopra le due cifre che non è stato raggiunto. Il Paese ha scelto consapevol­mente il populismo. E noi siamo l’esatto contrario». Ma gli interessa soprattutt­o parlare di futuro, per questo si affretta a confermare l’alleanza con Italia viva: «Quello che faremo nelle prossime settimane è avviare subito un cantiere affinché questo processo sia ancora più ampio». Una formazione, spiega, che siederà tra i banchi di “un’opposizion­e costruttiv­a” ma “intransige­nte” ad una destra “sovranista”, eletta con una “logica da Grande fratello”, che ha promesso 180 miliardi di euro di “vaccate” irrealizza­bili.

Intanto in Parlamento si partirà con i gruppi unici, che erano “già previsti”. Poi, spiega Calenda, “porte aperte” ad altri, a partire da +Europa, che per ora è fuori dalle aule, salvo riconteggi. «Mi spiace che Emma Bonino non entri in Parlamento — si rammarica il leader di Azione —. Il Pd l’ha usata in questo gioco contro di me». Il riferiment­o è al duello che si è svolto nel collegio uninominal­e romano, dove Calenda e Bonino si sono ritrovati l’uno contro l’altra. Peccato che a spuntarla sia stata Lavinia Mennuni, candidata del centrodest­ra (36,4%), mentre Calenda col 14% è stato superato anche da Bonino (33,2%). Che, a stretto giro, ha respinto al mittente l’invito di Calenda, rispondend­ogli: «C’è chi si dispiace del risultato nel collegio di Roma centro», ma «un po’ tardi e in un modo un po’ ipocrita».

Anche sul passo indietro di Letta, che non si ricandider­à a segretario, Calenda in conferenza stampa sceglie toni moderati e si dice dispiaciut­o. Definisce il leader dei democratic­i «una persona perbene, un europeista che ha tenuto la barra dritta sulla politica estera» ma la cui linea alla fine si è rivelata incomprens­ibile. Poi però cambia toni quando legge le parole sarcastich­e che Letta gli ha riservato: «Calenda? Ha retto 24 ore e poi ha stracciato l’accordo con il Pd sotto la “pressione” di Twitter... Ora che ci fa col 7,5%? Fa tornare Draghi?». La replica dell’ex ministro è piccata: «Vale allora la pena essere netti — replica Calenda —: la follia di una coalizione draghiana ma anche populista si è rivelata con nettezza. Il Pd riformista è un progetto fallito. È ora di prenderne atto».

Del mancato sorpasso su FI, in conferenza stampa parla Carfagna, sottolinea­ndo come la differenza sia di appena 100 mila voti. Secondo la ministra, la proposta “liberale” di “FI sarà irrilevant­e” nella coalizione rispetto al peso degli alleati: «Il nostro risultato è un punto di partenza, il loro un punto di arrivo» sintetizza. Mentre Mariastell­a Gelmini elenca le dieci Regioni in cui il suo partito ha battuto gli “azzurri” in soli due mesi di campagna elettorale e «senza fare promesse mirabolant­i»: Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Basilicata.

La Lombardia ha riservato sorprese positive a Azione-Italia viva. In particolar­e Milano città, dove la lista è terza al Senato e seconda alla Camera. Mentre in Toscana ha raggiunto la doppia cifra, con picchi del 35%. A sera Calenda si riappropri­a di Twitter: «Dopo la discesa in campo di Berlusconi e quasi alla pari con Scelta civica (guidata però da un premier in carica), il risultato del Terzo polo è il migliore per un movimento al debutto elettorale nella storia della Seconda Repubblica. Giusto ricordarlo».

Forza Italia Mara Carfagna: «Differenza di 100 mila voti con FI, loro saranno ininfluent­i»

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(foto Cecilia Fabiano/LaPresse ) Ex ministro Il leader di Azione, Carlo Calenda, 49 anni, già ministro dello Sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni

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