Cautela nelle capitali, gioia dei sovranisti
La premier francese: «Vigileremo sui diritti». Orbán: «Brava Giorgia, abbiamo bisogno di amici». Il ministro degli Esteri spagnolo: «Il populismo finisce in catastrofe»
La vittoria di Giorgia PARIGI Meloni suscita imbarazzi ed entusiasmi in Europa. Se a Budapest e a Varsavia si esulta, a Parigi l’affermazione di Fratelli d’Italia, pur ampiamente prevista, è accolta con una certa difficoltà.
Da un lato c’è la voglia di continuare la «cooperazione bilaterale rafforzata» sancita neanche un anno fa dal Trattato del Quirinale; dall’altro, risulterà complicato demonizzare Marine Le Pen o Eric Zemmour in politica interna e poi avere ottime relazioni con la leader straniera che più si avvicina alle loro posizioni; infine, le ambizioni macroniste per un rilancio Ue non potranno essere le stesse, con la sovranista Meloni al posto dell’europeista Draghi.
Così ieri l’Eliseo ha diffuso una stringata e diplomatica reazione di Macron: «Il popolo italiano ha fatto una scelta democratica e sovrana. La rispettiamo. In qualità di Paesi vicini e amici, dobbiamo continuare a lavorare insieme. È da europei che riusciremo a sostenere le nostre sfide comuni». Il caso vuole che ieri fosse anche l’anniversario del solenne discorso della Sorbona, con il quale cinque anni fa
Macron aveva cercato di far ripartire l’Europa «contro coloro che promettono l’odio, la divisione o il ripiegamento nazionale». Clément Beaune, ministro ai Trasporti e influente consigliere per le questioni europee, ha sottolineato che «quell’appello, proprio oggi, risuona più che mai».
La premier Elisabeth Borne
Elisabeth Borne, Francia Saremo attenti a garantire che i diritti umani e in particolare il rispetto del diritto all’aborto siano assicurati da tutti
è apparsa in imbarazzo: intervistata in tv, ha esordito dicendo di non volere commentare «la scelta democratica del popolo italiano», ma poi ha fatto sua la posizione della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e ha detto che «ovviamente, saremo attenti, con la presidente della Commissione,
Antony Blinken, Usa Siamo ansiosi di lavorare con Roma sui nostri obiettivi condivisi: sostenere un’Ucraina libera e indipendente, rispettare i diritti umani
Viktor Orbán, Ungheria Il successo di Fratelli d’Italia alle elezioni è una vittoria per i valori conservatori cristiani che sono anche le basi della nostra amicizia
Liz Truss, Gran Bretagna Congratulazioni a Giorgia Meloni. Dal sostegno all’Ucraina alle sfide economiche globali, il Regno Unito e l’Italia sono stretti alleati
a garantire che i valori sui diritti umani, compreso il rispetto del diritto all’aborto, siano rispettati da tutti». Immediata reazione di Fabio Rampelli, cofondatore di Fratelli D’Italia: «Dichiarazioni del tutto ininfluenti perché non abbiamo alcuna intenzione di toccare né i diritti umani né il diritto all’aborto».
Se in Spagna il ministro degli Esteri, il socialista José Manuel Albares, dice che «i populismi finiscono sempre in catastrofe», il governo tedesco si mostra più cauto e tramite il portavoce Wolfgang Büchner si aspetta che l’Italia «resti favorevole all’Europa, noi partiamo dal principio che questo non cambierà». Gioia senza ombre invece nel centro europa: dal premier polacco Mateusz Morawiecki che saluta la «grande vittoria» a quello ungherese Viktor Orbán, che rivolge un «Brava, Giorgia! Abbiamo più che mai bisogno di amici con una visione comune dell’Europa», e poi annuncia un referendum sulle «controproducenti» sanzioni alla Russia.
Né freddezza né entusiasmo ma pragmatica apertura — e una lista di punti da seguire — dal segretario di Stato Usa, Antony Blinken: «Ansiosi di lavorare sui nostri obiettivi condivisi: sostenere un’Ucraina libera e indipendente, rispettare i diritti umani e costruire un futuro economico sostenibile. Italia democrazia forte e partner prezioso». Parole simili a quelle della premier britannica Liz Truss, che si congratula con Meloni e ricorda che «dal sostegno all’Ucraina alle sfide economiche globali, Italia e Regno Unito sono stretti alleati». Ma qualche speranza si diffonde anche al Cremlino: «Siamo pronti a dare il benvenuto a qualsiasi forza politica più costruttiva nei rapporti con Mosca», dice il portavoce russo, Dmitri Peskov.