Corriere della Sera

Proteste, spari nel centro militare «In 260.000 scappati dalla Russia»

Putin dà la cittadinan­za a Snowden. Choc per la strage di un neonazista a scuola: 15 morti

- di Fabrizio Dragosei Drag6

Non è forse un caso se proprio mentre la chiamata alle armi di centinaia di migliaia di russi si rivela più problemati­ca del previsto, riaffioran­o ipotesi di nuove trattative di pace. Ipotesi che però cozzano con la prossima e ormai quasi certa annessione di una parte di Ucraina alla Russia. E questa operazione spinge Kiev a sostenere che a quel punto nessun tavolo di negoziato sarà più possibile.

L’arruolamen­to degli uomini della riserva procede a tappe forzate ma incontra sempre nuove difficoltà, con proteste in tutte le repubblich­e della Federazion­e e azioni violente: un giovane che in Siberia è entrato in un centro reclutamen­to e ha sparato a un ufficiale; un altro che nella Russia europea si è dato fuoco per protesta contro la chiamata al fronte.

Come se la situazione fosse invece totalmente diversa, Vladimir Putin ha incontrato il suo omologo e sodale bielorusso Aleksandr Lukashenko a Sochi sul Mar Nero per dire di essere «pronto a cooperare con l’Occidente, se ci trattano con rispetto». E a conferma di quella che sembrerebb­e una strana voglia di dialogo, ci sono le parole del ministro degli Esteri turco Cavusoglu il quale ha riferito del colloquio della settimana scorsa in Uzbekistan tra Putin ed Erdogan. Il capo del Cremlino avrebbe detto di essere pronto a riprendere i negoziati ma di avere «nuove condizioni».

Un’ipotesi che circola insistente­mente è che Mosca, in realtà, voglia prendere tempo in qualche modo (spingendo magari gli ucraini a fermare la loro offensiva) in attesa di avere nuovi reggimenti operativi costituiti con le reclute di questi giorni.

Ma nelle regioni dove i militari sembrano attingere maggiormen­te (quelle più periferich­e), ci sono parecchi problemi. Il Dagestan, ad esempio, è percorso da violente proteste delle donne (che non possono essere richiamate): sono scese in piazza nella capitale Makhachkal­à e nella città di Khasavyurt: «Perché dobbiamo mandare i nostri figli in guerra? Non sono stati gli ucraini a venire in Russia, ma siamo stati noi ad aggredirli!». Sul sito del difensore dei diritti dei cittadini della repubblica caucasica è comparso un post che poi è stato cancellato: «È in atto un genocidio dei giovani dagestani. Dall’inizio sono i nostri a essere chiamati più di altri, assieme ai ceceni».

Ust-Ilimsk è una cittadina dell’Oblast di Irkutsk, nella Siberia a nord del lago Bajkal. Il venticinqu­enne Ruslan Zinin è entrato nell’ufficio militare e ha detto: «Nessuno andrà a combattere; adesso ce ne andiamo tutti a casa». Quindi ha estratto un fucile e ha sparato al capo dei reclutator­i, ferendolo gravemente. A Ryazan, duecento chilometri a sud di Mosca, un altro ragazzo si è cosparso di benzina e si è dato fuoco. Subito soccorso, è stato portato in ospedale, dove non è in gravi condizioni. Una storia non collegata direttamen­te alla guerra, ma forse al clima di grande tensione, è l’attacco a una scuola di Izhevsk (la patria del Kalashniko­v) da parte di un giovane neonazi che ha ucciso 15 persone, tra le quali 11 bambini e poi si è suicidato.

Dall’inizio dell’Operazione militare speciale in Ucraina ci sono stati 54 incendi dolosi in centri militari. Da mercoledì scorso, quando è cominciato il reclutamen­to, gli incendi sono stati 17. Secondo un sito d’opposizion­e, in cinque giorni hanno lasciato la Russia 261 mila persone (solo ieri 5.000 auto erano in coda alla frontiera con la Georgia). File pure verso il Kazakistan, la Mongolia e la Finlandia che non ha ancora chiuso.

Non pare che sarà richiamato alle armi Edward Snowden, considerat­o dagli Usa un traditore, al quale Putin ha concesso ieri la cittadinan­za. «Non ha mai servito nell’esercito russo», ha detto il suo avvocato, spiegando che quindi non può far parte dei 300 mila riservisti.

Eppure la sua esperienza di informatic­o e analista sarebbe molto utile all’Armata. Sempre che non l’abbia già fornita in questi anni di esilio nel Grande Paese.

Al reclutamen­to

Un 25enne ha sparato e ferito un ufficiale. Un ragazzo si è dato fuoco contro la chiamata

 ?? (foto Epa/A. Budnitsky) ?? Cerimonia Alcuni coscritti russi partecipan­o a una cerimonia d’addio al centro di reclutamen­to di Bataysk, nella regione di Rostov
(foto Epa/A. Budnitsky) Cerimonia Alcuni coscritti russi partecipan­o a una cerimonia d’addio al centro di reclutamen­to di Bataysk, nella regione di Rostov
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