Come vedere la scienza nella vita quotidiana (e migliorare la propria)
Il nuovo saggio del fisico Roberto Battiston
C’è uno strano paradosso nelle nostre vite quotidiane: la nostra giornata inizia e finisce con la scienza e la tecnologia. Con un gps che ci permette di condividere la bicicletta che funziona grazie alla teoria della relatività di Albert Einstein e una lavatrice che gira anche grazie alle rinnovabili. Eppure ogni giorno parliamo di tutto, tranne che della rilevanza di questi argomenti. Inizia da questo vuoto (per inciso una scoperta scientifica italiana di un allievo di Galilei, Evangelista Torricelli), la riflessione profonda con cui il fisico Roberto Battiston anima il suo nuovo libro: L’alfabeto della natura. La lezione della scienza per interpretare la realtà (Rizzoli).
Se dalla scienza e dalla tecnologia dipendono sempre di più le nostre vite (basti pensare alla sfida sociale, economica e ambientale della sostenibilità), la democrazia non passa dalla capacità dell’opinione pubblica di comprenderle e distinguere almeno il vero dal falso? Dobbiamo tornare a scuola da Galilei. È questo il ragionamento dell’ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. L’annosa contrapposizione tra cultura umanistica e scientifica che trova le sue radici, almeno in Italia, nella riforma di inizio Novecento Croce-Gentile, viene qui rianimato con un balzo perché siamo di fronte, secondo Battiston, a un livello nuovo di sfida: non si tratta di imparare a scrivere e leggere ma «a pensare». Dove il pensiero viene descritto dal fisico con la bellissima imagine di una pattinatrice sul ghiaccio. Basta una variabile fuori posto per creare un mostro nella piroetta, come nel pensiero. Ed è in questo intreccio tra sapere scientifico, ruolo della politica e centralità della comunicazione nella società che si sviluppa la parte più interessante della riflessione, nata durante l’esperienza del dibattito pubblico sulle scelte da fare con il Covid-19. Siamo nella società della conoscenza e la capacità di orientarci tra le informazioni sarà il vero lavoro dei nostri figli. Un mondo che per la sua stessa natura mutevole ha bisogno di curiosità, come in Jules e Jim, il capolavoro di Truffaut in cui il protagonista, alla domanda «che lavoro vuoi fare da grande?», risponde: il curioso. Rimane valido il motto caro agli astronauti: per aspera ad astra. In particolare tra le asperità da affrontare per Battiston ci sono le informazioni inesatte, incomprese, manipolate, fake news: la «nuova schiavitù» per il fisico è l’ignoranza, definita così partendo dal ricordo di Carl Sagan, l’astrofisico che ha portato la scienza in tv. È come una povertà invisibile, ancora più difficile da misurare della povertà economica.
L’omaggio a Sagan è evidente anche nello sforzo divulgativo fatto dall’autore per svelare questo alfabeto della natura. Si apre così un altro livello del libro, ancora più ricco, fatto di spiegazioni chiare dei fenomeni che fanno fatica ad entrare nel dibattito italiano. Uno per tutti, quello sull’intelligenza artificiale che Battiston ripercorre fin dalle prime partite a scacchi negli anni ’90 tra Garry Kasparov e il computer Ibm. Un livello di confronto ormai spazzato letteralmente via dai nuovi software di machine learning capaci di imparare in una manciata di minuti come battere non solo il campione sapiens ma anche la migliore macchina. Messaggio chiaro: il tempo è finito.