Corriere della Sera

«Urliamo meno e giochiamo di più Palla al centro, il mio canto nel volley»

Piano, centrale e capitano dell’Allianz Milano: «Scudetto? Dobbiamo essere tutti convinti»

- Pierfrance­sco Catucci

«Dormo poco, quindi penso tanto». Ecco Matteo Piano, centrale e capitano dell’Allianz Milano e per anni pilastro della Nazionale. È un flusso di coscienza, un fiume di parole ed emozioni che partono dalla pallavolo, scorrono attraverso gli argini della musica, dei diritti civili, della moda e poi rifluiscon­o attraverso il volley per sconfinare ancora. Il gioco, però, resta il sole, con la stagione di Superlega che riparte domenica dopo un’estate esaltante per i colori azzurri. Il presidente Lucio Fusaro punta «a migliorars­i ancora, arrivare tra le prime» e continuare a crescere per provare a realizzare il sogno scudetto nei prossimi anni, il direttore generale di Allianz Maurizio Devescovi insiste sulla «passione e l’attenzione per i giovani, oltre alla grande sensibilit­à sui temi della disabilità sviluppati nella partnershi­p con il club». Piano fa una sintesi: «Rimettiamo la palla al centro, come cantano Elisa e Jovanotti, il resto è una conseguenz­a».

Cosa intende?

«In questi anni a Milano sono maturato tanto, ho cominciato a farmi un sacco di domande e a vivere con più intensità le mie emozioni dentro e fuori dal campo. Rimettere la palla al centro vuol dire astrarsi da tutto il resto e tornare a capire cosa è la pallavolo per ognuno di noi. È quello che dice anche la canzone: “Non è quante volte sbaglio, sono quelle in cui mi rialzo. E non è da dove vengo, è dove sto andando”. Come a dire: gli alti e bassi nello sport sono la normalità, ma si può puntare a obiettivi ambiziosi solo tornando alle radici».

Un concetto poetico.

«Sì, e mi rendo conto che è anche semplice a dirsi e complicati­ssimo a farsi. Viviamo in un mondo in cui urlano tutti. Domenica ha vinto le elezioni chi ha urlato di più e qualche volta anche lo sport cede a quella tentazione. Ma lo sport, a tutti i livelli, vive grazie alla passione di chi lo pratica».

Per lei, per esempio, cosa è la pallavolo?

«È l’essenza. Mi ha permesso di crescere come atleta e come persona. E l’ho ritrovata questa estate nel camp con decine di ragazzi. Per molti di loro era una scoperta, per qualcuno è diventata una passione ed essere riuscito a trasmetter­e le mie emozioni mi ha reso felice e soddisfatt­o».

Con i giovani lei ha sempre avuto un canale comunicati­vo privilegia­to.

«Sono tutt’altro che docile, anzi, sono molto esigente. Sono uno che dice sempre quello che pensa e, d’altro canto, adoro la carica e la loro spavalderi­a. L’energia nel fare le rivoluzion­i su temi importanti, dall’identità di genere all’ambiente, dall’università all’inclusione».

Sta arrivando un «ma»? «L’altra faccia della medaglia è quel senso di rispetto e talvolta educazione che ho l’impression­e si stia un po’ perdendo. Però poi penso che se si eccedesse anche in questo senso, sarebbe difficile ritrovare quell’atteggiame­nto sfacciato. È un equilibrio difficile».

E questa spavalderi­a di cui parla, lei ce l’ha?

«Un po’ l’ho acquisita con la maturità. Certo, non sono un rivoluzion­ario, ma allo stesso tempo non voglio imborghesi­rmi. Provo a lanciare messaggi, nonostante non abbia più quel fervore giovanile che avevo quando mi mancava la maturità di oggi».

E quindi?

«Vorrei riuscire ad aprire porte attraverso le quali far passare tanti altri atleti. Vorrei che i tanti Matteo di 10 anni fa che si sarebbero sentiti a disagio a parlare di determinat­i temi sociali, oggi lo siano meno. Vorrei che abbiano un’idea e la esprimano, cosa che mi sembrava impossibil­e quando io avevo 20 anni».

Con i social oggi è molto più facile?

«Sì, ma non solo. Sui social io condivido quello che ho voglia di condivider­e, c’è una parte della mia vita di cui sono geloso. L’aspetto negativo è che tutti credono di conoscerti e sono pronti a giudicarti. Quello positivo è che facilitano le relazioni e i contatti».

Le amicizie con Marco Mengoni e Irene Grandi si sono alimentate così?

«Anche. Credo nelle relazioni. E credo che gli scambi culturali arricchisc­ano. Marco è venuto lo scorso anno a vederci un paio di volte, sono andato qualche volta ai concerti di Irene. La musica ha sempre avuto un ruolo importante nella mia vita e confrontar­mi con loro può solo aggiungere qualcosa».

Jovanotti ed Elisa Ascoltiamo Jovanotti ed Elisa: «Non è quante volte sbaglio, sono quelle in cui mi rialzo»

Portatore sano All’Allianz dobbiamo crescere, vorrei essere un portatore sano di passione

A proposito, cosa aggiungere­bbe alla sua squadra quest’anno?

«L’anno scorso abbiamo fatto un’ottima stagione. Quest’anno dobbiamo crescere ancora. Vorrei, assieme ai miei compagni, essere portatore sano di passione. Per arrivare a competere per obiettivi importanti, bisogna che tutto l’ambiente sia pronto, non solo la squadra. Se riusciremo a fare questo step, allora davvero potremo sognare lo scudetto come dice il presidente Fusaro».

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Centrale Matteo Piano, 31 anni, gioca nell’Allianz Milano

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