Corriere della Sera

«Il Pd va in piazza noi cerchiamo di incidere Le critiche di Forza Italia? Possono stare sereni»

Gelmini (Azione): non è vero che aiutiamo la destra

- Di Marco Galluzzo

Calenda incontra Meloni e sembra che il dialogo sia costruttiv­o. Mariastell­a Gelmini si aspettava queste aperture da parte del governo?

«Calenda ha avanzato richieste costruttiv­e e serie e conosco Giorgia Meloni: se accetta un incontro, non lo fa certo per fare una passerella. Dopodiché vedremo cosa questo porterà. La legge di Bilancio arriva con grande ritardo ed è una manovra che non risolve i problemi. Se riuscissim­o ad incidere almeno su alcuni punti, avremmo fatto il nostro dovere verso l’Italia».

Meloni invoca un ragionamen­to sul merito dei dossier nel rapporto con l’opposizion­e, lei da ministro ha vissuto la stagione di Draghi, è davvero possibile in Italia lavorare da sponde opposte solo nell’interesse del Paese?

«Dovremmo tutti sperarlo: la politica della contrappos­izione urlata non ha dato grandi risultati. Abbiamo di fronte una stagione difficile: c’è una guerra nel cuore dell’Europa e la recessione alle porte. Dobbiamo tutti cercare di dare un contributo. A qualcuno pare logico farlo chiamando la piazza, a noi di Azione-Italia Viva è sembrato naturale farlo avanzando proposte concrete: è quello che si aspetta il Paese reale che lavora e produce».

Avete presentato una sorta di manovra finanziari­a alternativ­a, alcune proposte hanno ricevuto un’apertura, quale giudica più importante?

«La nostra contromano­vra (a saldi invariati) prevede un cambio di paradigma sui sostegni contro il caro energia, passando dal credito di imposta al tetto in bolletta. E poi un fondo per il finanziame­nto dei livelli essenziali delle prestazion­i senza il quale l’autonomia non sarà mai attuata, una riforma immediata del reddito di cittadinan­za (coinvolgen­do Comuni e agenzie private per il lavoro e prevedendo borse di studio per i giovani), il ripristino di impresa 4.0 per sostenere gli investimen­ti, una riforma struttural­e del fisco, il finanmilia­rdi ziamento del Family act per aiutare le famiglie, soldi per la Sanità. Mi pare che su Reddito di cittadinan­za, industria 4.0, energia, sanità ci sia stata attenzione. E anche sulla richiesta di riaprire l’unità di missione sul dissesto idrogeolog­ico».

Sulla Sanità la richiesta di maggiori risorse arriva anche dalle Regioni.

«Il governo ci ha messo 2 in più, che – con un’inflazione a due cifre – significa aver tagliato. E dopo il Covid, di tutto abbiamo bisogno meno che di penalizzar­e la Sanità. Secondo noi serve almeno il triplo. Due miliardi se ne vanno solo per pagare i maggiori costi delle bollette. Bisogna adeguare gli stipendi degli infermieri, allentando ulteriorme­nte il vincolo di esclusivit­à, e aumentare le borse di studio per le specializz­azioni mediche».

Nel Pd dicono che avete chiesto i voti per Draghi e invece li state spendendo per aiutare la destra. Come giudica questa accusa?

«Il Pd è affetto dalla sindrome di Peter Pan. Noi cerchiamo di aiutare il Paese, non la destra. A cui non noi, ma gli italiani (grazie anche agli errori del Partito democratic­o) hanno dato l’onere di governare. Se il modo del Pd di fare opposizion­e è la protesta di piazza o l’evocazione del pericolo fascista, se le loro uniche proposte sono quelle dei 5 Stelle, questa destra rischia di restare al governo a lungo...».

In Forza Italia invece criticano il vostro ruolo, volete prendere il loro posto?

«Forza Italia è junior partner della coalizione: avevano promesso le pensioni a mille euro, portano a casa pochi spiccioli. Mi pare che stiano attraversa­ndo una loro crisi di identità, ma non abbiamo l’ambizione di prendere il loro posto al governo. Possono stare sereni».

C’è una gara al centro o c’è dell’altro?

«La sfida che Calenda ha lanciato è più ampia ed insieme a Renzi l’obiettivo è quello di costruire la vera casa dei riformisti, dei popolari, dei liberali: siamo gli unici in grado di parlare credibilme­nte ai ceti produttivi e alle imprese che si aspettano non chiacchier­e ma concretezz­a».

Come giudica dall’opposizion­e il primo mese di governo?

«La manovra è deludente, priva di una visione di sviluppo e crescita. In compenso hanno aumentato benzina, sigarette, tagliato le pensioni lorde sopra i 2 mila euro... Almeno non hanno scassato i conti pubblici — e questo è apprezzabi­le — ma sui nodi struttural­i (fisco, pensioni, Reddito di cittadinan­za) hanno solo preso tempo, distribuen­do qualche contentino ai partiti di maggioranz­a, in particolar­e alla Lega. In questo primo mese ci sono stati errori grossolani, come l’inutile scontro con la Francia. L’Italia ha bisogno di ben altro e per questo continuere­mo a portare le nostre proposte in Parlamento».

La strategia

La politica della contrappos­izione non ha dato risultati. Servono proposte concrete

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Il leader di Azione Carlo Calenda dopo l’incontro di proposte sulla manovra con la premier Meloni
A Palazzo Chigi Il leader di Azione Carlo Calenda dopo l’incontro di proposte sulla manovra con la premier Meloni
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In Senato Mariastell­a Gelmini, 49 anni

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