Corriere della Sera

Sicurezza, i 3 cantieri mai partiti (con 2,5 milioni stanziati)

Gli interventi anti frane. Un piano abusivo anche sull’ex Soprintend­enza

- Fabrizio Geremicca

Sei alvei, in parte tombati, su un terreno molto friabile. Pendenze della montagna e più giù una miriade di case a mezza costa ed a valle. È il quadro nel quale si è consumata la tragedia di Casamiccio­la Terme. Uno scenario così avrebbe richiesto interventi capillari e costanti di manutenzio­ne del territorio. I quali, però, non ci sono stati. Più che le risorse è mancata la capacità di spendere i soldi.

L’ultimo capitolo è quello dei due milioni e mezzo di euro che, a febbraio 2021, il ministero dell’Interno assegna al Comune per interventi di mitigazion­e del rischio idrogeolog­ico. L’ente locale si è candidato con tre progetti per le località Paradisiel­lo, Piccola Sentinella ed ex Cava Baino. Tutte a monte del centro abitato, nella Casamiccio­la alta. Nessuno dei tre cantieri, quando si è attivata la frana, era stato ancora avviato. La procedura in fase più avanzata era quella per la zona ex Cava Baino, importo a base d’asta di 821.837 euro. Il 22 agosto 2022 è stato approvato il verbale di gara e sono stati aggiudicat­i i lavori al Consorzio Stabile, sede legale a Salerno, per 496.793 euro oltre Iva. L’intervento in località Paradisiel­lo, per un valore di 650.000 euro, è stato affidato a marzo 2022 per la progettazi­one ad un profession­ista di Benevento. Per i lavori di mitigazion­e del rischio idrogeolog­ico in località Sentinella un anno fa il Comune di Casamiccio­la aveva pubblicato l’avviso esplorativ­o destinato ad individuar­e l’impresa che avrebbe poi dovuto effettuare le opere. La base d’asta era di 420.000 euro.

Ci sono, però, anche interventi di mitigazion­e del rischio idrogeolog­ico più vecchi e mai partiti. Entrambi relativi al 2010 e varati dopo l’alluvione del 2009, per un importo complessiv­o superiore a 3 milioni di euro. Prevedono la messa in sicurezza degli alvei e della parte alta dell’abitato. Riferisce l’ingegnere Giuseppe Conte, che è stato sindaco a Casamiccio­la: «Se ne sono occupati un commissari­o statale, uno regionale e poi il presidente della giunta regionale, che ha chiamato in causa l’agenzia regionale Arcadis. Infine nel 2017 la palla è passata al Comune. I progetti non sono più andati avanti». Così come quello di messa in sicurezza dell’alveo La Rita, finanziato per 1.100.000 euro dalla Città Metropolit­ana non è mai partito, nonostante il contratto di appalto sottoscrit­to a luglio 2018. «Lì c’è una situazione — dice Conte — che la Protezione Civile regionale un anno fa ha definito catastrofi­ca, anche perché il canale è in un tratto ostruito in gran parte dalle macerie di un albergo crollato». È l’hotel Santa Rita, struttura termale lesionata dal sisma del 2017 e crollato nel 2021. A marzo 2022 le cronache locali parlano di un sopralluog­o sull’alveo dei tecnici della Città Metropolit­ana. Se a Casamiccio­la i cantieri di manutenzio­ne del territorio sono rimasti fermi, quelli abusivi hanno sempre girato a pieno regime. Come nel resto dell’isola. Un caso surreale riguarda Lacco Ameno, dove nei primi anni Ottanta è stato edificato un piano abusivo su un palazzo del Settecento — Villa Ciannelli — che all’epoca era in parte in affitto alla Soprintend­enza per i Beni Archeologi­ci. Rimasta, poi, nell’immobile fino al 2012. «Gli abusi — riferisce Caterina Ciannelli, proprietar­ia di un’ampia porzione dell’edificio — sono stati realizzati da una famiglia che aveva acquistato da una mia parente una piccola parte della villa. Ho ottenuto ordinanze di demolizion­e, sentenze favorevoli dei giudici amministra­tivi e quant’altro, ma non sono ancora riuscita far eliminare quel piano. Su quest’isola sono fortissime le collusioni tra politici, tecnici e cittadini nel nome del cemento».

La denuncia

«Un alveo è in parte ostruito dai detriti di una struttura termale crollata nel 2021»

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Il caso L’immobile parzialmen­te occupato fino al 2012 dalla Soprintend­enza ai Beni Archeologi­ci. A destra il piano superiore aggiunto nei primi anni Ottanta da una famiglia proprietar­ia di una porzione dell’edificio
Dopo Il caso L’immobile parzialmen­te occupato fino al 2012 dalla Soprintend­enza ai Beni Archeologi­ci. A destra il piano superiore aggiunto nei primi anni Ottanta da una famiglia proprietar­ia di una porzione dell’edificio
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