«Ci servono più armi e generatori» La Nato discute l’invio dei Patriot
Stoltenberg: la sfida è renderli operativi in Ucraina. Dagli Usa 53 milioni per i gruppi elettrogeni
La Nato è tornata su quella che molti considerano la scena del crimine. Fu a Bucarest nel 2008, infatti, che i leader dell’Alleanza, su pressione di Angela Merkel, bloccarono il tentativo di George W. Bush di fissare una data d’ingresso dell’Ucraina e della Georgia nel Patto atlantico. Annunciarono invece che «un giorno» questo sarebbe eventualmente accaduto. Senza quella vaghezza, sostengono i critici, Vladimir Putin non avrebbe mai invaso l’Ucraina.
Neanche ieri, nella capitale rumena, i ministri degli Esteri atlantici hanno indicato una data o una road map per accogliere Kiev nella Nato. Ma, come ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg, non ci possono essere più dubbi sull’adesione: «La Russia non ha un diritto di veto. La porta della Nato è aperta e confermiamo il nostro impegno con l’Ucraina. Putin non può negare a nazioni sovrane di prendere le loro sovrane decisioni».
Ma, al momento, la priorità è la guerra: «Dobbiamo focalizzarci nel sostegno a Kiev ed evitare qualsiasi cosa che possa minacciare la nostra unità e determinazione a fornire aiuto militare, umanitario ed economico», ha spiegato l’ex premier norvegese. I capi delle diplomazie, per l’Italia è presente il ministro degli Esteri Antonio Tajani, si sono impegnati in una dichiarazione comune a «proseguire e aumentare l’appoggio politico e pratico all’Ucraina mentre continua a difendere la propria sovranità e integrità territoriale per tutto il tempo che sarà necessario».
In discussione nel vertice rumeno è il potenziamento delle difese antiaeree ucraine, con la probabile consegna a Kiev dei missili Patriot, che potrebbero essere forniti dalla Germania. Stoltenberg ha tuttavia ricordato che si tratta di un sistema molto complesso e che renderlo operativo in Ucraina sarà «una grossa sfida». Immediata la reazione russa: «Se la Nato fornisse i sistemi Patriot all’Ucraina, diventerebbero obiettivo legittimo delle nostre forze armate», ha detto l’ex presidente Dmitrij Medvedev.
Gli Usa da parte loro hanno annunciato lo stanziamento di altri 53 milioni di dollari, che serviranno ad acquistare gruppi elettrogeni. In una nota, il dipartimento di Stato americano ha detto che «le attrezzature verranno consegnate rapidamente sulla base dell’emergenza per aiutare gli ucraini a superare l’inverno».
La richiesta di sistemi antiaerei, trasformatori e generatori è stata esplicitamente formulata al vertice Nato dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, presente a Bucarest: «Se abbiamo trasformatori e generatori possiamo riparare la nostra rete elettrica, se abbiamo la difesa antiaerea possiamo proteggerci dai prossimi attacchi missilistici russi». Ma la condizione perché ciò si riveli efficace, ha ricordato Kuleba, sono i tempi brevi: «Più veloce, più veloce, più veloce», ha detto. Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ha sollecitato i ministri alleati a decidersi finalmente a inviare carri armati di ultima generazione a Kiev, un passo che ha finora trovato molto riluttanti i Paesi più grandi per timore di innescare un conflitto diretto con Mosca.
Le richieste
Il ministro di Kiev Kuleba chiede tempi rapidi per i rifornimenti: «Più veloci, più veloci»