Il giallo di Riccardo, morto in auto A casa era pronta la festa di laurea
Padova, l’ateneo nega però che dovesse discutere la tesi. L’ipotesi dello schianto volontario
La casa addobbata a festa, i genitori felici, gli amici avvisati. Ieri doveva essere un giorno speciale per Riccardo Faggin che si laureava in Scienze infermieristiche. La discussione delle tesi era prevista in mattinata, così almeno aveva detto lui. Sono successi però due fatti che hanno reso questa storia tragica e strana al tempo stesso. Il primo: poco dopo la mezzanotte di domenica, quindi qualche ora prima della laurea, Faggin è finito fuori strada con la sua Opel Corsa.
Una schianto violentissimo contro un platano che costeggia via Romana Aponense, nel Padovano. Riccardo, 26 anni, di Abano Terme (Padova), stava rientrando a casa e non ha avuto scampo. La sua auto si è trasformata in un ammasso di lamiere contorte e il medico non ha potuto che costatare il decesso del giovane, probabilmente morto sul colpo. Riccardo era da solo in macchina e fin da subito è stato escluso dagli agenti della polizia locale di Padova il coinvolgimento di terzi.
Il secondo fatto che getta sulla tragedia un velo di mistero riguarda invece la tesi di
laurea. Dall’Università di Padova è rimbalzata infatti la notizia che non era previsto alcun appuntamento con lo studente Riccardo Faggin. Cioè, fonti ufficiali dell’Università e la sua stessa Facoltà lo dicono chiaro: non era in programma alcuna discussione.
Gelo. Perché il pensiero naturalmente va lì: lo studente ha forse bluffato sulla laurea e non ha retto la situazione decidendo di farla finita? Non sarebbe il primo caso di un dramma del genere e l’ateneo di Padova in passato ne è già stato impotente spettatore. Ma è davvero strana la modalità: in macchina contro un platano. Un tipo di suicidio che non è contemplato neppure nei manuali da Émile Durkheim, massimo teorico della materia. Possibile?
Riccardo abitava con i genitori e il fratello minore a poco più di un chilometro dal luogo dell’incidente. Famiglia stimata e conosciuta, molto attiva in parrocchia, a San Martino a Brusegana, dove lui stesso aveva fatto l’animatore per i centri estivi.
«Era un ragazzo meraviglioso, solare, estroverso, non si poteva non volergli bene — racconta Sonia, una volontaria del patronato che lo conosceva sin da quando era bambino —. È coetaneo di mio figlio più grande, me lo ricordo quando aveva appena tre anni. Appena saputa la notizia, mio marito è andato a casa dai genitori. Anche lui, come il padre di Riccardo, è volontario della croce verde da molti anni». Un giovane socievole, sempre pronto ad aiutare gli altri, un po’ come il padre impegnato nel volontariato. «I genitori sono semplicemente disperati», scuote la testa Sonia. E come potrebbe essere diversamente?
Gli investigatori stanno ora passando al vaglio tutti gli elementi utili per poter ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente e nel contempo le ultime ore di vita del ventiseienne. Tutti sapevano della laurea, al punto che i genitori avevano decorato l’esterno della casa con dei fiocchi rossi. «Stiamo cercando di capire anche noi che cosa sia accaduto — ha dichiarato il padre, con gli occhi gonfi di lacrime —. È un momento incredibilmente difficile e confuso, abbiate pazienza vi prego, non abbiamo nemmeno la forza di parlare».
L’informativa completa dei rilievi effettuati dalla polizia sarà presto trasmessa alla procura di Padova, anche se al momento di reati non se ne vedono. Sull’asfalto sono stati trovati i segni della sbandata: l’Opel ha piegato sulla sinistra dopo il tratto in discesa di un cavalcavia. Oltre alla dinamica dell’incidente stanno cercando di capire dagli amici anche quali fossero le condizioni del ragazzo.
Al momento non si esclude alcuna ipotesi. In ogni caso, è una tragedia.