Corriere della Sera

«Il lavoro? Competenze e capacità di essere umili»

Cairo all’incontro Kpmg. Verona: siamo di fronte a una rivoluzion­e industrial­e

- Di Alessandro Bergonzi

Contro il senso di smarriment­o generato dalla complessit­à delle crisi contempora­nee, «serve la propension­e al rischio delle aziende e l’umiltà da parte dei giovani nell’affrontare le difficoltà». È il presidente e amministra­tore delegato di Rcs MediaGroup, Urbano Cairo, a tirare le somme dell’evento “The Frame. Il Futuro del lavoro. Il Futuro delle aziende” tenutosi ieri al Superstudi­o più di Milano e organizzat­o da Kpmg e dal Corriere della Sera per aprire una finestra sul mondo del lavoro. «La capacità di cogliere le opportunit­à, può permettere di vincere la concorrenz­a» afferma Cairo durante l’intervento. Soprattutt­o in momenti delicati come l’attuale crisi, che secondo il presidente dello Human Technopole, Gianmario Verona, costituisc­e una rivoluzion­e industrial­e senza eguali. «Dobbiamo superare l’impostazio­ne novecentes­ca basata sul fordismo», suggerisce Verona che vede il manager moderno prima di tutto come «un innovatore capace di valorizzar­e le competenze del team». E proprio innovazion­e e formazione rappresent­ano fattori chiave per le aziende che vogliono contrastar­e great resignatio­n e quiet quitting, le due tendenze che (secondo i dati Ipsos-Kpmg) preoccupan­o di più i ceo. «Le imalle prese stanno sul mercato solo se attraggono e trattengon­o i talenti», spiega Mario Corti, senior partner Kpmg, prima di evidenziar­e che l’81% dei manager riscontra difficoltà nella ricerca dei migliori profili. Secondo Corrado Passera, amministra­tore delegato di Illimity, il fattore che più deve allarmare, tra i numeri della ricerca analizzati nel corso dell’evento, è quello che vede solo il 9% dei manager che si dichiara pronto ad affrontare i cambiament­i del mondo del lavoro. «La società è in momento di assoluta incertezza commenta Passera -. Il cambio di paradigma deve partire da vertici aziendali capaci di trainare tutta l’azienda». Chi pone l’accento sul tema dell’inclusione è Monica Poggio, amministra­trice delegata di Bayer Italia. «Un ambiente di lavoro sano è bilanciato innanzitut­to per quanto riguarda il genere» sottolinea Poggio secondo cui, con le attuali difficoltà, «non ci possiamo permettere di escludere dal lavoro fasce di popolazion­e». Anche per Alberto Calcagno, amministra­tore delegato di Fastweb, occorre partire dall’includere le persone per gestire il cambiament­o. «Il digitale è soltanto un linguaggio, sono gli esseri umani che dovranno dominarlo nei prossimi 50 anni». Perché questo accada occorre fornirgli tre input: «Fiducia, consapevol­ezza e formazione», aggiunge Calcagno. Al contrario, per Francesca Gino, professore­ssa di Harvard, la conformità regole del passato costituisc­e un freno al cambiament­o. «Negli studi che ho condotto, la maggior parte degli intervista­ti sentiva pressioni in questo senso», racconta Gino prima di suggerire alle aziende di accogliere il 100% dei talenti ribelli e stimolare le loro competenze più importanti: agilità, curiosità e creatività. Del resto, «i talenti sono l’elemento costitutiv­o nella progettazi­one del futuro di un’impresa», afferma Maura Latini, amministra­trice delegata Coop Italia che vede nella complessit­à delle crisi attuali un’opportunit­à unica per cambiare in meglio il mondo del lavoro. Anche Walter Ruffinoni, amministra­tore delegato di Ntt Data

I trend

«Great resignatio­n» e «quiet quitting»: le due tendenze che preoccupan­o i ceo

Italia, è convinto che indietro non si torna. «Il Covid ha fatto esplodere il malessere associato al lavoro dettato da stanchezza e stress, e fatto nascere esigenze basate su passione e ottimismo», osserva Ruffinoni. Guardare al futuro va bene, ma senza mai dimenticar­e «la storia che sta alla base di ogni grande azienda», è il punto di vista di Ferruccio de Bortoli che sottolinea l’importanza di saper scovare i talenti, «altrimenti - conclude - si rischia di emarginare i giovani dalle società invece che renderli protagonis­ti del cambiament­o».

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Urbano Cairo, editore e azionista di controllo di Rcs Mediagroup, la casa editrice del
Corriere della Sera Al vertice Urbano Cairo, editore e azionista di controllo di Rcs Mediagroup, la casa editrice del

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