Corriere della Sera

Il Duce in lotta con i romanzi rosa Vita di Mura, scrittrice dimenticat­a

Marcello Sorgi segue per Marsilio le tracce di Maria Assunta Volpi Nannipieri, censurata dal regime

- Di Aldo Cazzullo

Lei, Silvia, è una giovane e ricca vedova. Lui, Sambadù, è un ingegnere nato in Senegal ma formatosi in Italia: parla perfettame­nte la nostra lingua, si è fatto strada, ha un ruolo dirigenzia­le in una grande azienda di costruzion­i. Lei e lui si amano, si sposano, hanno un figlio. Ma alla lunga si rivelano troppo diversi, lei in particolar­e non regge la radice africana che riemerge in lui, arriva a interrogar­si sull’opportunit­à del meticciato, dell’incrocio tra etnie di cui ha il frutto sotto gli occhi, il figlio. E alla fine la coppia si lascia.

Letta oggi, sembrerebb­e la trama di un romanzo intriso di pregiudizi­o. Fin dal titolo: Sambadù, amore negro. E fin dalla copertina, che raffigura un nero nudo, quasi caricatura­le, che danza avvinto a una donna bianca, bionda, fasciata da un abito chiaro.

Eppure quel romanzo, nell’Italia di Mussolini, fu considerat­o troppo avanzato. Progressis­ta. Inquietant­e. Pericoloso. Perché le razze non si potevano mescolare. Peggio ancora se era una bianca a sposare e fare un figlio con un nero. Il Duce lesse il libro. Lo fece leggere al cognato ed erede Galeazzo Ciano. E ordinò che sparisse dalla circolazio­ne. Anche se l’autrice era — come scrive Marcello Sorgi — la più famosa scrittrice rosa dell’Italia fascista. Anzi, a maggior ragione.

Oggi di Maria Assunta Volpi Nannipieri, in arte Mura, si sono perse le tracce. La cancel culture ante litteram imposta dal fascismo ha prevalso. È una delle tante «vittorie della memoria» del Duce e del suo regime, di cui un numero incredibil­mente alto di italiani non ha affatto una memoria negativa. Anche per questo è prezioso il nuovo libro di Marcello Sorgi, Mura. La scrittrice che sfidò Mussolini, pubblicato da Marsilio, che ha messo in copertina proprio quel disegno che oggi uno sguardo ideologico considerer­ebbe troppo «di destra», e gli sguardi ideologici e censori dell’epoca considerar­ono troppo «di sinistra». Così Mura fu censurata e cancellata con la stessa logica con cui si censurò Faccetta nera. Una canzone che oggi suona insopporta­bilmente paternalis­ta; ma che alle orecchie del Duce invitava in qualche modo all’integrazio­ne — «Faccetta nera, sarai romana…» —, mentre nelle terre di conquista lui aveva voluto e imposto l’apartheid.

L’autore è uno scienziato della politica e del potere, che da tempo si concede ogni anno una licenza. Con la stessa tecnica curiosa e meticolosa con cui racconta il Palazzo sulla «Stampa» — che ha diretto negli ultimi anni dell’avvocato Agnelli —, Marcello Sorgi ha narrato storie molto diverse che hanno per epicentro la sua terra, la più letteraria d’Italia: la Sicilia. E il suo nume tutelare è un amico e cliente del padre avvocato, Nino Sorgi: Leonardo Sciascia, che lui stesso portò a scrivere sulla «Stampa», al tempo della direzione di Gaetano Scardocchi­a. Ovviamente, anche in Mura si affacciano sia la Sicilia, sia Sciascia. Ma la scena si apre altrove.

Siamo in Libia, all’inizio del 1940. La guerra già infuria in Europa, e tra poco scoppierà anche qui, nel deserto, con l’improvvido attacco dell’Italia fascista all’impero britannico, che costerà subito la vita a Italo Balbo e poi a migliaia di nostri soldati, dalla rotta di El Alamein alla resa di Tunisi. Mura ha lo stesso soprannome della contessa russa Maria Nicolaevna Tarnovska, la protagonis­ta di Circe, il romanzo — tratto da una storia vera — di Annie Vivanti, la musa di Carducci. Mura è in Africa per scrivere il suo prossimo libro. Rivedrà un suo antico amante: Alessandro Chiavolini. L’ha conosciuto al «Popolo d’Italia», il giornale del Duce. Insieme hanno scritto libri di favole per bambini.

Chiavolini non ha il suo stesso talento; ma è un uomo, quindi può fare carriera. Mussolini l’ha voluto al suo fianco nell’avventura politica, come segretario a Palazzo Venezia; e Mura, anziché trarre profitto da quell’insperato colpo di fortuna, l’ha lasciato, perché si sentiva trascurata. Nel 1934 Chiavolini è caduto in disgrazia, ed è stato liquidato con una gigantesca tenuta in Libia. Poi è tornato al potere, richiamato a Roma da Mussolini come ministro, ma la tenuta è rimasta, il legame con la Libia pure. E lì Mura andrà incontro a quell’antico amore, e a una fine precoce.

Sorgi a questo punto ovviamente riavvolge il nastro, riportando­ci alle origini, sul lago di Varese, che si chiamava lago di Gavirate, e facendoci rivivere le vicende che hanno messo sottosopra l’Italia un secolo fa.

La scrittrice diverrà popolariss­ima per i romanzi e per la rubrica delle Lettere su «Novella», la rivista più seguita dalle donne, cui risponde con uno stile asciutto che Sorgi paragona a quello di Susanna Agnelli su «Oggi». Mura morirà giovane, a quarantott­o anni, in circostanz­e misteriose, ma forse fin troppo chiare. A un tratto, in effetti, il libro diventa un giallo. E i gialli non si raccontano; si leggono.

Il titolo «scandaloso»

Mussolini lo lesse. Lo passò a Galeazzo Ciano E ordinò che sparisse dalla circolazio­ne

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Maria Assunta Volpi Nannipieri, in arte Mura (1892-1940)

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