Fabi: la mia malinconia? Spero che sia di conforto
«Meno per meno» è il nuovo album del cantautore
La matematica applicata alla musica. E pure ai sentimenti. «Meno per meno» è il titolo del nuovo album di Niccolò Fabi. Una rivisitazione di sei brani del suo repertorio con orchestra, arricchito da quattro inediti. «Due forze negative ne danno una positiva. Le mie canzoni fanno riferimento a uno stato d’animo di introspezione, dolente e malinconico. C’è dentro però la speranza che l’effetto finale di chi mi ascolta in momenti di difficoltà non produca ulteriore malinconia ma una risoluzione o almeno un conforto». Il titolo, stilizzato graficamente sulla copertina con linea punto linea è anche la lettera K del codice Morse, l’iniziale del figlio Kim.
Lungo una carriera 25ennale Fabi si è ritagliato una posizione chiara. «Credo di essere stato presente nei momenti importanti di molte persone, il compagno di tanti attimi emotivi, uno che ti sussurra qualcosa all’orecchio. E capisco anche che uno poi non possa ascoltarmi sempre, altrimenti la faccenda diventerebbe pesante. L’ho capito dagli applausi ricevuti all’Arena di Verona a ottobre. Non tanto quelli finali che sono un tributo a quanto offri durante il concerto, ma in quell’ovazione all’ingresso che mi è sembrata un segnale di quanto ho contato nella loro vita».
All’Arena aveva celebrato il traguardo dei 25 anni con un concerto per metà in solitaria, per metà accompagnato dalla band e, prima volta in carriera, dall’Orchestra Notturna Clandestina di Enrico Melozzi che è presente anche nelle riletture dell’album in uscita venerdì. «Ha eluso la stucchevolezza e portato pathos, anche se capisco che con l’intimità dell’essere solo sul palco arrivi una spietatezza e una crudezza che con l’enfasi dell’orchestra non si raggiunge». Con la stessa formazione sarà in tour nei teatri a partire da aprile. Solo quattro i brani nuovi nel disco perché, lo spiega in un video che ripercorre il progetto, l’ispirazione con il passare degli anni non è più così a fuoco. «Il meglio arriva quando sei giovane. Negli ultimi 10-15 anni ho sempre pensato che il disco cui stavo lavorando sarebbe stato l’ultimo perché cerco sempre la perfezione nel raccontare la vita e non tutte le canzoni soddisfano quel livello. Stavolta ne avevo solo quattro. Per il futuro penso che anche l’idea di album come raccolta di 8-10 canzoni possa essere superata. E addirittura potrebbe esserlo anche la forma canzone che ha esaurito la sua parabola storica e verrà sostituita da altro. Potrei pensare a un romanzo, ma temo di non essere pronto ai paragoni».
La parola cantautore fa venire in mente impegno. Una fase storica che di spunti ne offrirebbe — le donne in Iran, la guerra in Ucraina, i diritti umani e i mondiali di calcio — ma non sembra aver stimolato la comunità musicale... «Purtroppo il tipo di forma che diamo alle nostre posizioni si riduce ad appelli social con una grammatica che riduce la complessità dei temi. Mi mette imbarazzo una militanza espressa con un post, se poi la foto prima è quella di un piatto di spaghetti alle vongole. Non riesco a farlo, ma non mi sento meno militante. Durante “Io sono l’altro”, sempre a Verona, sulla frase “sono il velo che copre il viso delle donne” ho sentito partire un applauso. Vuol dire che è arrivato qualcosa, più di quanto sarebbe arrivato con una foto».
” Credo di essere stato il compagno di tanti attimi emotivi di molte persone
” Negli ultimi anni ho pensato che il disco cui stavo lavorando sarebbe stato l’ultimo