Corriere della Sera

Il governo riscrive il decreto sui rave Nordio: giusto rimediare

Norme solo per i raduni musicali. Restano le pene

- Di Fabrizio Caccia

Un mese fa protestaro­no in coro i sindacati e gli studenti, sembrava in pericolo perfino il diritto a riunirsi pacificame­nte e a manifestar­e nelle fabbriche e nelle scuole garantito dalla Costituzio­ne. Tutti contro il cosiddetto «decreto anti rave» del 31 ottobre scorso, primo atto del governo Meloni dopo il party abusivo di Halloween, con quasi 2 mila giovani accorsi a Modena da tutta Europa.

Un mese dopo, il governo ci ha messo mano e ieri ha depositato un emendament­o che ne riscrive il testo e cambia anche il numero dell’articolo del Codice penale: non più il 434 bis, ma il 633 bis. L’emendament­o limita ora il reato a «chiunque organizza e promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intratteni­mento», quando «dall’invasione deriva un concreto pericolo» per la salute o l’incolumità pubblica «a causa dell’inosservan­za delle norme su droga, sicurezza e igiene». Si specifica così il tipo di occupazion­e, escludendo quelle degli studenti o le altre manifestaz­ioni pubbliche. E il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ne è certo: «Con quest’emendament­o il governo perfeziona la norma. Una legge scritta bene è una legge di facile applicazio­ne. Bisogna fare autocritic­a per gli ultimi provvedime­nti, ma nessuno è perfetto e comunque si può sempre rimediare».

Sull’emendament­o del governo ma anche su quelli presentati dai partiti (in tutto 90) si comincerà a votare da martedì 6 in commission­e Giustizia al Senato, presieduta da Giulia Bongiorno (Lega). Da segnalare, tra gli altri, quello presentato da Pierantoni­o Zanettin (Forza Italia), che prevede l’impossibil­ità per il pm di fare ricorso in caso di sentenza di assoluzion­e, vecchio cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi. L’esame dell’Aula di Palazzo Madama inizierà invece il 12 dicembre. Solo dopo Natale, tra il 27 e 28 dicembre, il decreto legge approderà alla Camera.

Il nuovo testo emendato dal governo riformula anche la norma che già prevedeva la confisca obbligator­ia delle apparecchi­ature utilizzate, estendendo ora il provvedime­nto ai profitti dei rave party, per fungere da ulteriore deterrente. Non cambia invece la pena, che va da 3 a 6 anni, più una multa da mille a 10 mila euro: perciò rimangono ancora possibili le intercetta­zioni, circoscrit­te però alle eventuali indagini su organizzat­ori e promotori. I semplici partecipan­ti saranno punibili solo in base all’articolo 633 del Codice penale (invasione di terreni o edifici). L’opposizion­e, però, annuncia battaglia in commission­e Giustizia. «Come per il vecchio testo, presenterò un emendament­o soppressiv­o anche per il nuovo — dichiara la senatrice Ilaria Cucchi (Alleanza Si-Verdi) — Perché la sostanza non cambia». Sulla stessa lunghezza d’onda, la vicepresid­ente del Senato e responsabi­le Giustizia del Pd, Anna Rossomando: «È un testo inutile, come ha dimostrato il caso Modena, risolto con le norme vigenti. Inaccettab­ili anche le pene, che rimangono sproporzio­nate».

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Il rave party di fine ottobre da cui è nato il caso
(Ansa) A Modena Il rave party di fine ottobre da cui è nato il caso

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