Per le Regioni possibili competenze su 23 materie
L’attesa per i Lep, i «Livelli essenziali di prestazione». Il Parlamento voterà su ogni intesa locale
Autonomia differenziata e ponte sullo Stretto: la Lega nello stesso giorno manda segnali (o risposte) a Nord e Sud contemporaneamente. Dopo aver esultato per l’avvio del progetto del secondo, il leader della Lega Matteo Salvini si complimenta con il collega ministro Roberto Calderoli. «Un’altra promessa mantenuta. L’Autonomia porterà efficienza, vantaggi e modernità a tutta Italia». E di rimando, il «padre» della riforma su cui il Carroccio insiste da vent’anni sottolinea: «L’Italia ha una storica occasione di rinnovamento strutturale che va affrontata senza pregiudizi o ideologie, ma con pragmatismo e consapevolezza. Il mio obiettivo è far correre il nostro Paese come un treno ad alta velocità, superando i divari che il centralismo attuale ha cristallizzato e permettendo a tutti di migliorare nel segno dell’efficienza»,
Licenziato una prima volta dal Consiglio dei ministri il 2 febbraio scorso, con il via libera unanime di tutto il centrodestra, il ddl di Calderoli è stato sottoposto al vaglio della Conferenza delle Regioni dove è passato con il voto contrario delle 4 Regioni governate dal centrosinistra (Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Campania). Dopo ulteriori limature e correzioni, ieri il nuovo e definitivo ok dell’esecutivo. Ora la palla passa al Parlamento. L’obiettivo che si è dato Calderoli è concludere tutto entro l’anno, impresa che non tutti considerano possibile.
Il ddl dà attuazione a quanto previsto dalla riforma, datata 2001, del titolo V della Costituzione. Questa modifica, però, segue l’iter legislativo normale, non richiederà una doppia approvazione. Il testo si basa su una decina di articoli. Ciascuna Regione potrà chiedere, tra le 23 materie possibili, le competenze che vuole avocare a sé. Fondamentale sarà la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (cioè i livelli minimi dei servizi da erogare in tutto il Paese). Questi saranno definiti da una commissione paritetica tra Stato e Regioni. Calderoli ha pensato di costituire una «cabina di regia» composta da esperti di fama per dare un contributo al lavoro.
Il ruolo del Parlamento sarà determinante. Le Camere si esprimeranno due volte: la prima sul testo licenziato ieri dal Consiglio dei ministri; la seconda sulle singole intese che verranno raggiunte tra le Regioni e lo Stato (che avranno una durata non superiore ai 10 anni, rinnovabili). Un’ultima precisazione: secondo i promotori dall’Autonomia non «derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».