IL NUOVO PD DISORIENTA UN GRILLISMO IN AFFANNO
Sorprende l’insistenza con la quale i grillini ribadiscono la «centralità» delle loro proposte. E ancora di più colpiscono i toni stizziti coi quali riportano le prime uscite della segretaria del Pd, Elly Schlein. Di colpo, un Movimento che si vedeva prima forza dell’opposizione si ritrova nel ruolo di inseguitore di un’agenda della quale riteneva di avere il monopolio; e proposta proprio dal partito che riteneva di potere accompagnare alla fine, ereditandone i consensi dopo le elezioni del 25 settembre.
Il dramma, per il M5S di Giuseppe Conte, è che non può protestare più di tanto perché su temi come il salario minimo o i diritti civili delle minoranze, Schlein rilancia come se fossero sue delle battaglie grilline. «Il M5S si batte per raggiungere l’obiettivo del salario minimo dal 2013», cerca di ricordare Conte: una sottolineatura che rivela il fastidio per la rapidità e la spregiudicatezza con le quali la leader del Pd l’ha adottato. L’accusa, quindi, è al massimo quella che si potrebbe definire di appropriazione indebita.
Ma difficilmente la convergenza tra le opposizioni arriverà a dire no all’invio di aiuti militari all’Ucraina; e forse nemmeno a disdire l’impegno del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, Pd, a costruire un termovalorizzatore per smaltire l’immondizia capitolina. Si tratterebbe di due ripensamenti suicidi: quello sulla politica estera, in particolare. Ma diventa sempre più chiaro che l’avvicinamento alla sinistra classica e ai Cinque Stelle, con una Cgil benedicente, mette il grillismo sulla difensiva. La discussione tra opposizioni ieri al congresso del sindacato lo ha mostrato plasticamente.
Ha permesso di misurare per intero le distanze tra il Pd di Schlein e il Terzo polo di Carlo Calenda; e la voglia di dialogare con il M5S. Ma soprattutto ha rivelato la sofferenza di Conte, che si vede sottrarre uno a uno i cavalli di battaglia e le posizioni di rendita. Non è chiaro se questo consentirà al Pd di presentarsi come un’alternativa credibile alla destra di Giorgia Meloni. È possibile, tuttavia, che gli permetta di togliere consensi a un grillismo spiazzato dal nuovo corso di Schlein. «Io cerco di prendere voti alla destra, voi ve li contendete», ha accusato ieri Calenda tra i fischi, rivolto a Pd e M5S.
La loro competizione sembra in effetti destinata a accentuarsi. Il tentativo della segretaria di guidare le opposizioni, sfidando la premier in Parlamento, è vistoso. E, di fatto, prevede per Conte un ruolo da gregario. Per questo si moltiplicano i segnali ostili che arrivano dai media grillini. Fanno capire che quando il M5S definisce «prematura» l’alleanza col Pd, e la limita al «dialogo su alcuni temi», non prepara un abbraccio ma fotografa una difficoltà e un contrasto allo stato embrionale, pronto a esplodere.