Corriere della Sera

«Ha già sofferto per il suo reato» Il giudice rinvia alla Consulta

- Di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Il datore di lavoro dovrebbe essere condannato, non c’è dubbio, per omicidio colposo del suo operaio caduto dal tetto. Ma il morto era suo nipote. E così per il giudice va considerat­o che, «per effetto della propria condotta, ha certamente già patito una sofferenza morale proporzion­ata alla gravità del suo reato, con la conseguenz­a che una ulteriore pena inflitta con la sentenza di condanna sarebbe sproporzio­nata». Perciò un giudice del Tribunale di Firenze, Franco Attinà, solleva alla Consulta una questione di incostituz­ionalità dell’articolo 529 del codice di procedura che, tra i possibili casi di non luogo a procedere, non prevede anche che «nei reati colposi il giudice possa astenersi dal condannare l’imputato allorché questi abbia già patito (avendo cagionato la morte di un congiunto) una sofferenza proporzion­ata alla gravità del reato commesso».

È il tema delle «pene naturali», effetti del reato che si abbattono su chi lo ha commesso, e può riguardare ad esempio il marito conducente che sopravviva alla moglie in un incidente da lui provocato; la madre che in un attimo di distrazion­e non vigili sul figliolett­o poi annegato in piscina o investito in strada; il padre sopra pensiero il cui neonato scordato d’estate in auto con i finestrini chiusi finisca per soffocare, o il cui bimbo si faccia male in un crash perché non allacciato dal familiare al seggiolino. Ed è un tema non considerat­o dall’ordinament­o italiano, sicché è comprensib­ile che l’ordinanza fiorentina stia interessan­do i giuristi che da tempo guardano (come osserva Marco Zincani su Giurisprud­enza Penale) ai Paesi evocati invece dal giudice: Perù, Argentina, Colombia, Bolivia, Ecuador, Svezia, Finlandia e soprattutt­o Germania, dove «il Tribunale si astiene dal punire se le conseguenz­e del fatto che ha colpito l’autore sono così gravi per cui imporre una punizione sarebbe manifestam­ente inappropri­ato». Tra alcuni mesi la Consulta deciderà dunque se aprire a qualcosa di simile quanto sinora adombrato soltanto da uno dei tanti progetti di riforma del codice, la commission­e Pagliaro nel 1991.

La vittima L’operaio caduto dal tetto e morto era nipote del datore di lavoro imputato

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