«Stile e tecnologia, l’Italia vince all’estero Ducati oltre il miliardo»
Il ceo Domenicali: vendite record. Moto elettriche in pista
Un grande poster appeso all’ingresso della fabbrica della Ducati a Borgo Panigale, vicino a Bologna, accoglie i visitatori con la scritta «Campioni del Mondo» a cui è affiancato il tricolore italiano. «Noi intendiamo portare avanti, con orgoglio, la forza del made in Italy — dice l’amministratore delegato della Ducati, Claudio Domenicali che quest’anno festeggia 31 anni di appartenenza all’azienda, di cui dieci da amministratore delegato —. I tre titoli mondiali (piloti, costruttori e team), sia in Moto Gp che in Superbike, hanno dato una visibilità e un prestigio straordinario. Il campionato GP è il più importante, l’unico in cui tutti i costruttori sono presenti, certifica in assoluto la competenza tecnologica di una società».
Per voi il 2022 è stato un anno speciale…
«Il migliore di sempre: per la prima volta abbiamo raggiunto un miliardo di fatturato, un utile operativo di 109 milioni di euro grazie a 61.562 moto consegnate nel mondo. La redditività deriva dall’avere prodotti molto validi acquistati dai clienti a ottime condizioni. Il controllo dei costi è una costante ma cerchiamo di vendere con un premio di prezzo, rispetto alla media di mercato; compri una Ducati un poco più costosa ma realizzata come fossimo una manifattura, con materiali di grande qualità».
Voi fate parte del gruppo tedesco Volkswagen attraverso la consociata Audi, come vengono distribuiti gli utili?
«Va dato al nostro azionista un immenso merito, ha sempre rispettato la nostra storia e i nostri valori, potrebbe decidere di massimizzare i propri profitti, invece ci consente di investire moltissimo nel nostro futuro».
In questo ricambio di mobilità dove si inserisce la Ducati?
«La moto è sempre frutto di un’emozione, è l’idea base di ogni Ducati, sono oggetti unici, curati a mano nei particolari, dove, nel realizzarli colleghiamo sempre la testa con il cuore».
Ma esiste una Ducati per tutti i giorni?
«Per noi è la Multistrada, una famiglia nata da venti anni, dove carichi le valige, ti godi l’ambiente in modo sicuro perché sei su una Ducati. È il prodotto più venduto,l’abbiamo rivoluzionato, un percorso lungo per uscire dalla nicchia pura delle sportive, la novità é la Mutistrada V4».
Ricercate i volumi?
«Non cerchiamo di crescere nei volumi, le 60 mila unità dello scorso anno sono un record, non spingiamo verso i consumatori, facciamo in modo che siano loro a sceglierci. Esiste molta differenza tra un acquisto e una vendita».
Quale settore è in maggiore evoluzione?
«Siamo focalizzati sulla ricerca e sviluppo per procedere con tanto impegno, precorrendo i tempi. In azienda vi lavora un numero di dipendenti che varia tra i 2.000 e i 2.500, in funzione della stagionalità, in primavera il maggior assemblaggio».
Il Paese più importante?
«L’Italia seguita dagli Stati Uniti e dalla Germania; ci vedono come una combinazione magica tra bellezza e tecnologia, quella che permette i risultati. La Multistrada, per esempio, è l’unica ad avere due radar, uno anteriore e l’altro posteriore, per consentire un cruise control adattativo, a vantaggio della sicurezza».
Il suo pensiero sulla svolta elettrica?
«Sicuramente dobbiamo ridurre le emissioni di Co2. L’elettrico sarà una soluzione, ma vi sono i carburanti e-fuel, totalmente carbon neutral poiché l’elaborazione del carburante sintetico assorbe la stessa quantità di Co2 che viene rilasciata nella combustione. Abbiamo creato un prototipo elettrico da competizione , si chiama V21L, il più performante mai concretizzato; cominciamo dalle gare per risolvere nel frattempo l’evoluzione delle batterie che dovranno essere molto leggere».