Corriere della Sera

Mogol-Lavezzi: «Rilanciamo le canzoni sconosciut­e»

- Barbara Visentin

Da Lucio Dalla a Mango, da Fiorella Mannoia a Riccardo Cocciante: tanti grandi della musica hanno interpreta­to i 13 «Capolavori nascosti» (più un inedito) scritti da Lavezzi e Mogol e riuniti nel loro nuovo disco. Un progetto che «raggruppa le canzoni disseminat­e in vari album» dal 1991 in poi, spiega Mario Lavezzi, «partendo dal fatto che non le conosce nessuno o quasi», prosegue Mogol.

Il celebre paroliere parla di un «tentativo quasi disperato di portare a un grande livello la musica», invitando ad ascoltare i brani con attenzione: «Una canzone diventa un successo quando ha dietro una buona promozione e queste non ne hanno avuto la possibilit­à, nonostante i grandi interpreti e l’ottima qualità — sostiene Mogol —. Noi ne siamo orgogliosi e quindi ci siamo lanciati in questa sfida non facile». Secondo lui, infatti, «la qualità in questo momento non è molto considerat­a» e pur ammettendo di non seguire la nuova musica, ripete che «i competenti devono essere due, chi scrive la canzone e chi la sceglie, come una volta succedeva con i disk jockey».

Più morbido è Lavezzi: «Io invece seguo quel che succede e ci sono sia buone canzoni sia buoni autori — dice citando come esempi Marco Mengoni e Madame —. Però oggi ci sono follower, visualizza­zioni e streaming e su quello si basano purtroppo tutte le scelte. È sotto gli occhi di tutti che stiamo vivendo un’epoca di decadenza».

Il compositor­e e cantautore, 74 anni, e il paroliere, 86, hanno alle spalle un sodalizio iniziato nel 1968 e continuano a scrivere brani insieme, come dimostra «Una storia infinita», l’inedito del disco, nato durante il lockdown. Dicono di non ricordare il primo incontro «ma probabilme­nte avremo parlato di donne e non di canzoni, perché lui le corteggiav­a tutte», commenta Mogol. «Parla quello che a ogni album di Battisti aveva una fidanzata diversa», risponde Lavezzi. Il debutto della loro collaboraz­ione è stato con «Il primo giorno di Primavera», portata al successo dai Dik Dik. E di inediti, nel cassetto, ne hanno altri: «Non abbiamo fretta di farli uscire, aspettiamo il momento giusto e l’interprete giusto».

Ma qual è, per Mogol, la differenza fra lavorare con Lavezzi rispetto a Battisti? «Una sola: che Battisti il giorno dopo sapeva il testo a memoria, mentre Mario ci mette un po’ di più». Il paroliere è convinto che ritroverà il grande artista scomparso: «Io credo che ci si ritrovi tutti nell’aldilà. Spero solo che con Battisti ci sarà anche una chitarra».

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Sodalizio Mario Lavezzi, 74 anni, e Giulio Rapetti in arte Mogol, 86 anni

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