La grinta di Leclerc carica la Ferrari «L’obiettivo non cambia: è il titolo»
Charles penalizzato non perde l’ottimismo. Alonso punge: «Prima deve finire le gare»
La musica parte e viene subito interrotta, Leclerc deve indovinare la canzone. «“All that she wants” degli Ace of Base...». Risposta corretta, sul divanetto esulta come fosse una pole. Ma qui, sul circuito cittadino più veloce (e pericoloso) del mondo — media di 219 orari fra le 27 curve, soltanto 7 hanno punti di frenata —, non potrà realizzarla per le 10 posizioni di penalità legate al cambio di centralina. Deve inventarsi una magia per raddrizzare un Mondiale cominciato molto male.
Anche lui ripete, come Vasseur, il ritornello delle voci «che vogliono destabilizzare la squadra». Come se il problema fossero i rumors, e non il ritardo e la fragilità della monoposto al debutto. Smentisce di aver avuto un colloquio privato con il presidente John Elkann dopo la batosta in Bahrein; sostiene di «sentirsi motivato “a bestia”»: «Cercherò di far diventare speciale questo fine settimana». È una promessa impegnativa considerata la situazione, ed è ancora più forte ciò che aggiunge dopo: «L’obiettivo non è cambiato, ed è vincere il titolo». È una replica a chi lo dà già con la testa altrove, a valutare alternative oltre il 2024, data di scadenza del contratto.
Finora l’unica cosa in grado di fermare Max Verstappen è stata un’influenza intestinale che lo ha costretto a ritardare il volo, oggi però è atteso in pista. In che condizioni chissà, ma gli esami non riguardano lui bensì la Ferrari. «Qui dovrebbe andare decisamente meglio» spiega Charles. Ma la pressione stavolta è sulle spalle di Carlos Sainz, ha l’occasione per incrementare il vantaggio in classifica sul compagno. Magari dal muretto potrebbero ricorrere a giochi di squadra per favorirlo nella lotta alla pole. Leclerc sarebbe pronto a dargli una mano con le scie? Sì e no: «Sicuramente, ma non bisogna dimenticare le mie dieci posizioni. Devo pensare ad avanzare il più possibile. Se non dovesse avere effetti negativi sulla mia qualifica lo aiuterò». Si sente «al sicuro» sulla pista dove dodici mesi fa un missile sparato dai ribelli Houthi dello Yemen, spalleggiati dall’Iran, colpì una raffineria distante qualche chilometro, durante le libere. Del resto la F1 ha 100 milioni di buoni motivi per correre qui — i soldi degli organizzatori e quelli della compagnia petrolifera saudita Aramco, main sponsor —, ha «catechizzato» i piloti (tutti tranne Hamilton, che la pensa «in modo completamente diverso») e ha ottenuto un innalzamento delle misure di sicurezza. Anche se i tempi sono cambiati dal 2022, è stata raggiunta una tregua con gli Houthi, e inoltre l’Arabia e il «grande nemico» Iran hanno riallacciato le relazioni diplomatiche con la mediazione della Cina.
In pista, bisogna vedere se cambierà davvero la Ferrari, se funzioneranno gli aggiornamenti tecnici: un’ala anteriore per limitare il sottosterzo, e quella posteriore a pilone unico — scartata a Sakhir perché fletteva troppo — modificata negli attacchi e pensata per guadagnare velocità. La previsione dell’ ex Fernando Alonso, a 41 anni sorpresa del campionato sull’Aston Martin: «La forza della Ferrari è sul dritto e sulle curve veloci. Sarà competitiva. Però prima devi finire le gare, Charles andava forte anche in Bahrein e poi...».