«Quei ragazzi gay in Sicilia Un inno alla libertà di amare»
Giuseppe Fiorello regista: ho rielaborato una storia violenta degli anni 80
Giuseppe Fiorello dice che quella Sicilia ora violenta ora muta non esiste più, almeno nei giovani. Considera il suo primo film al cinema da regista, Stranizza d’amuri, nato da un fatto di cronaca, «un inno alla vita e alla libertà». Due ragazzi (Gabriele Pizzurro e Simone Segreto) , in un paesino della Sicilia dei primi Anni 80, si amano. Cadono nella trappola dei soprusi, dei pregiudizi machisti, di una mentalità retriva. Sono stati uccisi o si sono suicidati, non è mai stato chiarito. L’epilogo è quello. Un episodio che ha dato l’impulso alla nascita di Arcigay, l’associazione per i diritti degli omosessuali.
In Sicilia convivono ribellione e omertà.
«Sono residui di vecchie generazioni. Io parlo di oggi e del futuro. I ragazzi siciliani sono proprio un’altra cosa, è una Sicilia fresca, di denuncia, l’arresto di Messina Denaro si deve idealmente a loro, hanno creato un mondo che ha scoperchiato tante cose».
Ma quei due ragazzi sono stati uccisi o si sono uccisi?
«È un film liberamente ispirato a un fatto di cronaca, nessuno ha la verità in tasca, non è un film politico ma poetico, non è investigativo o di denuncia ma di pura immaginazione: la mia. Che poggia su elementi di cronaca, in un’estate in cui due ragazzi si in motorino e conoscendosi si amarono. C’è il contesto sociale intorno, e i Mondiali dell’82, perché ho spostato di due anni i fatti».
Lei che idea s’è fatto?
«Io dico che furono uccisi perché si amavano. Ma erano già morti prima degli spari. Quando la cattiveria ti accerchia sei già un uomo morto. Sono stati uccisi dalle scritte contro i gay sotto casa, dalla grettezza barbara, dal bullismo domestico...».
Di questo si parla poco.
«Perché è più complesso, quello che succede tra le pareti di casa è ciò che non conosciamo. Sono padre di due adolescenti, ho sentito un trasporto paterno per quei due ragazzi. Da giovane ero timido, introverso, chiuso. Prima, non mi sarei sentito all’altezza di raccontare questa storia. non è trasgressiva, la trasgressione è nella normalità, è la semplicità che spiazza».
Le donne nel film sono imbrigliate nel silenzio.
«Non volevo fare un film storico, di come eravamo... Però nel film l’amica del rascontrarono gazzo che viene picchiato, reagisce e tenta di fare da schermo alla violenza fisica».
Dalla nel 1979 scrisse, pensando al futuro: si farà l’amore ognuno come gli va.
«È L’anno che verrà... Non ci avevo fatto caso, è incrediChe bile, la scrisse subito prima di questa storia. La cifra musicale mi dà la possibilità di parlare del titolo del film, che è il verso di una canzone di Franco Battiato, colonna sonora della mia adolescenza. Essendo io un siciliano fuori dalla sua terra, sapere che Franco era rimasto lì mi faceva sentire protetto, la Sicilia era in buone mani. Il mio film esce il giorno del suo compleanno, il 23, ed è del tutto casuale».
I figli di coppie omogenitoriali: è il tema di adesso.
«Sono per la totale espressione d’amore. Cos’è, un rapimento
Paternità
«Sono padre di due adolescenti, ho sentito un trasporto paterno per quei due giovani»
o piuttosto una ricerca d’amore? Ho sentito il deputato Fabio Rampelli parlare di spaccio di figli non loro, non si possono usare certi termini, ci vuole garbo».
Lei, un attore di tv, debutta come regista al cinema.
«In realtà non appartengo a nessuna proprietà di narrazione, sono pronto a raccontare storie, ma questa l’avevo sempre pensata per il cinema, tant’è vero che sto riflettendo se rinunciare un giorno alla messa in onda, il divano di casa più comodo del mondo non è paragonabile alla sala. È assurdo che per amarsi ci voglia coraggio».
Cosa dicono i suoi fratelli, Fiorello e Catena, del film?
«Ah, le emozioni familiari sono top secret».