La stretta sugli sbarchi ora è legge
Sì al decreto in via definitiva, con una correzione. E Meloni incontra per due ore Haftar: vertice sui flussi dalla Libia
Il decreto Cutro è legge. La Camera lo ha approvato definitivamente ieri dopo che mercoledì aveva già ottenuto la fiducia: 179 sì, 111 no, 3 astenuti. Dopo il voto un fragoroso applauso della maggioranza per questa norma che regola il fenomeno migratorio in maniera molto restrittiva. Nello stesso momento la premier Giorgia Meloni incontrava a Palazzo Chigi il generale libico Khalifa Haftar. Un incontro di due ore durante il quale si è parlato della crescita del fenomeno migratorio verso l’Italia, con Roma che conferma il sostegno all’azione dell’Onu per elezioni in Libia entro il 2023. Il generale della Cirenaica è in Italia per proseguire il dialogo sulla stabilizzazione di Libia e Nord Africa e incontrerà oggi il ministro dell’Interno Piantedosi, dopo aver visto quello della Difesa Crosetto.
Inasprimento delle pene per gli scafisti, stretta sulle protezioni speciali, misure più restrittive per i richiedenti asilo: è la sostanza del provvedimento. Il governo ha deciso di ieri di correggere il testo. Il punto è l’articolo 7 ter nella parte che riguarda i ricorsi in caso di inammissibilità della richiesta di protezione internazionale: con l’alt ai ricorsi il provvedimento sarebbe stato a rischio incostituzionalità. La correzione è stata inserita nel decreto approvato nel Consiglio dei ministri di ieri.
Le pene per gli scafisti potranno arrivare fino a trent’anni di carcere, con una nuova fattispecie di reato. Con la nuova legge viene inoltre prevista la determinazione dei flussi dei migranti con valore triennale (e non più biennale) e stabilirà le quote in base alla richiesta di lavoro. Nicola Molteni, sottosegretario leghista all’Interno, spiega che nel testo è prevista anche «la revoca dell’accoglienza per i migranti che commettono danneggiamenti e violenze nei centri, l’arresto differito nelle 48 ore per i migranti che commettono violenza su cose e persone, più facilità e velocità di rimpatrio ed espulsione con allungamento del trattenimento nei Cpr».
Protestano le opposizioni.
Laura Boldrini, Pd: «Il decreto crea più immigrazione irregolare, mina il diritto di asilo previsto dalla Costituzione e smantella il servizio di accoglienza».
Ieri sono stati votati anche gli ordini del giorno, tra questi uno di Alleanza Verdi -Sinistra che chiedeva la sospensione degli accordi con la Libia sui migranti, con delle premesse che, di fatto, criticavano l’operato del governo Gentiloni quando il titolare del Viminale era Marco Minniti. Il Pd ha chiesto di votare in maniera disgiunta l’odg: prima il dispositivo e poi le premesse. Il dispositivo è stato respinto e le premesse non sono state votate. Ma ugualmente dal Pd in polemica con le premesse c’è chi è uscito dall’aula, nonostante l’indicazione del gruppo fosse stato di votare a favore. Enzo Amendola ha spiegato: «Non ho votato un odg che aveva premesse irricevibili. Lanciare sentenze sommarie su vicende complesse non mi appartiene per cultura politica e sensibilità». Sono uscite dall’aula anche Marianna Madia e Lia Quartapelle.
I dem
Dal Pd un ordine del giorno contro le intese con Tripoli ma tre dem escono dall’Aula