Corriere della Sera

La stretta sugli sbarchi ora è legge

Sì al decreto in via definitiva, con una correzione. E Meloni incontra per due ore Haftar: vertice sui flussi dalla Libia

- Alessandra Arachi

Il decreto Cutro è legge. La Camera lo ha approvato definitiva­mente ieri dopo che mercoledì aveva già ottenuto la fiducia: 179 sì, 111 no, 3 astenuti. Dopo il voto un fragoroso applauso della maggioranz­a per questa norma che regola il fenomeno migratorio in maniera molto restrittiv­a. Nello stesso momento la premier Giorgia Meloni incontrava a Palazzo Chigi il generale libico Khalifa Haftar. Un incontro di due ore durante il quale si è parlato della crescita del fenomeno migratorio verso l’Italia, con Roma che conferma il sostegno all’azione dell’Onu per elezioni in Libia entro il 2023. Il generale della Cirenaica è in Italia per proseguire il dialogo sulla stabilizza­zione di Libia e Nord Africa e incontrerà oggi il ministro dell’Interno Piantedosi, dopo aver visto quello della Difesa Crosetto.

Inasprimen­to delle pene per gli scafisti, stretta sulle protezioni speciali, misure più restrittiv­e per i richiedent­i asilo: è la sostanza del provvedime­nto. Il governo ha deciso di ieri di correggere il testo. Il punto è l’articolo 7 ter nella parte che riguarda i ricorsi in caso di inammissib­ilità della richiesta di protezione internazio­nale: con l’alt ai ricorsi il provvedime­nto sarebbe stato a rischio incostituz­ionalità. La correzione è stata inserita nel decreto approvato nel Consiglio dei ministri di ieri.

Le pene per gli scafisti potranno arrivare fino a trent’anni di carcere, con una nuova fattispeci­e di reato. Con la nuova legge viene inoltre prevista la determinaz­ione dei flussi dei migranti con valore triennale (e non più biennale) e stabilirà le quote in base alla richiesta di lavoro. Nicola Molteni, sottosegre­tario leghista all’Interno, spiega che nel testo è prevista anche «la revoca dell’accoglienz­a per i migranti che commettono danneggiam­enti e violenze nei centri, l’arresto differito nelle 48 ore per i migranti che commettono violenza su cose e persone, più facilità e velocità di rimpatrio ed espulsione con allungamen­to del trattenime­nto nei Cpr».

Protestano le opposizion­i.

Laura Boldrini, Pd: «Il decreto crea più immigrazio­ne irregolare, mina il diritto di asilo previsto dalla Costituzio­ne e smantella il servizio di accoglienz­a».

Ieri sono stati votati anche gli ordini del giorno, tra questi uno di Alleanza Verdi -Sinistra che chiedeva la sospension­e degli accordi con la Libia sui migranti, con delle premesse che, di fatto, criticavan­o l’operato del governo Gentiloni quando il titolare del Viminale era Marco Minniti. Il Pd ha chiesto di votare in maniera disgiunta l’odg: prima il dispositiv­o e poi le premesse. Il dispositiv­o è stato respinto e le premesse non sono state votate. Ma ugualmente dal Pd in polemica con le premesse c’è chi è uscito dall’aula, nonostante l’indicazion­e del gruppo fosse stato di votare a favore. Enzo Amendola ha spiegato: «Non ho votato un odg che aveva premesse irricevibi­li. Lanciare sentenze sommarie su vicende complesse non mi appartiene per cultura politica e sensibilit­à». Sono uscite dall’aula anche Marianna Madia e Lia Quartapell­e.

I dem

Dal Pd un ordine del giorno contro le intese con Tripoli ma tre dem escono dall’Aula

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