Piemonte, il caso Laus agita il Pd
L’indagine sul deputato ai vertici dei dem complica le sfide delle Comunali e delle Regionali
I detrattori lo annoverano da sempre tra i «signori delle tessere» del Pd subalpino: non c’era convention, ai tempi di Renzi, in cui non riusciva a riempire con centinaia di sostenitori l’auditorium del Lingotto e non c’è mai stata (o quasi) competizione interna al partito da cui non sia uscito vittorioso. Ecco perché il caso di Mauro Laus, 56 anni, deputato, finito nel mirino della Procura torinese, inquieta il centrosinistra in Piemonte. Indagato per malversazione, i magistrati vogliono capire se abbia utilizzato le sovvenzioni pubbliche assegnate alla cooperativa Rear di cui è stato a lungo presidente per finanziare la sua ascesa politica, in particolare per pagare le campagne elettorali sue e dei suoi fedelissimi tra il 2018 e il 2022.
Il Pd è sotto choc, non solo perché nell’inchiesta sono finiti due alti esponenti della maggioranza del sindaco Stefano Lo Russo, l’assessore Mimmo Carretta e la presidente del consiglio comunale Maria Grazia Grippo (due dipendenti della coop), ma perché Laus è stato uno dei kingmaker del primo cittadino torinese, quando il Nazareno non voleva un candidato anti-5 Stelle.
Odiato e amato senza mezze misure, Laus è stato spesso al centro di polemiche: Ken Loach rifiutò di ritirare un premio del museo del Cinema in solidarietà con i lavoratori della sua cooperativa pagati 5 euro lordi l’ora. Ma l’imprenditore di origini lucane ha sempre tirato dritto ed è arrivato a costruire una fortuna economica e politica, riuscendo nell’ultimo decennio a scalare il partito e a fare da regista nei congressi che hanno portato alle ultime segreterie unitarie. Dopo aver incassato i frutti della vittoria a Torino nel 2021, prometteva (anzi, promette ancora) di dettare strategie e candidature per le elezioni del prossimo anno in Piemonte: «Sarò sempre un protagonista attivo». Non è un uomo che si arrende, Laus, neanche davanti agli avvisi di garanzia. Il cavallo su cui punta nella sfida al governatore forzista Alberto Cirio si chiama Daniele Valle, 39 anni, vicepresidente del Consiglio regionale: attorno al suo nome ha costruito una alleanza che comprende gran parte dei dirigenti dem piemontesi, tutti quelli che hanno sostenuto Bonaccini alle primarie. Il faro della magistratura sulla Rear (su cui ora anche il ministero delle Imprese avvierà una ispezione e da cui Lo Russo cerca ora di tenersi lontano: «Continuo a lavorare per la città») rischia di scardinare non solo la «corrente lucana», ma l’intero Pd torinese, dove pure i sostenitori di Elly Schlein stanno a guardare. Il caos getta un’incognita anche sulle comunali del 14 e 15 maggio, soprattutto nei centri in cui i dem sono riusciti a trovare un’intesa con i 5 Stelle: Ivrea e Pianezza. Non a caso il pentastellato più vicino all’ex sindaca Appendino, Andrea Russi, è già partito all’attacco: «Non vorranno mica coprire politicamente la questione?».
Le verifiche L’inchiesta sull’uso dei fondi della coop Rear, guidata dal parlamentare