Emilia-Romagna, è stato d’emergenza Sfollati e agricoltura in ginocchio
Dal cdm 10 milioni subito per le aree colpite. Si contano i danni. Coldiretti: frutteti devastati
A guardarlo ora, il Lamone non incute più alcuna paura. Si è afflosciato nel giro di poche ore, trasformandosi in una specie di mansueto torrentello color argilla dopo che per tre giorni aveva rumoreggiato cupamente, ingrossandosi con violenza a partire da lunedì mattina, quando sull’Emilia-Romagna si è abbattuta una fitta e prolungata pioggia. La portata d’acqua ha «sormontato» — questo è il termine tecnico — l’argine, sbriciolandolo progressivamente e inondando così parte di Faenza e le campagne circostanti. Uno scenario che qui «non si è mai visto negli ultimi cento anni. È caduto in 36 ore un quinto del totale della quantità di acqua che scende in un anno con 15 fiumi contemporaneamente a rischio esondazione, mai successo» ha ripetuto ieri il governatore Stefano Bonaccini che ha girato a lungo tra Faenza, Imola e le altre zone disastrate in Romagna.
Nel pomeriggio il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per l’Emilia-Romagna. Questo vuol dire che, oltre a uno stanziamento di 10 milioni di euro per le necessità più immediate, per un anno gli interventi finalizzati alla messa in sicurezza del territorio avranno percorsi più spediti.
Oltre a ringraziare la premier Meloni e il ministro per la Protezione civile Musumeci, Bonaccini ha chiarito di «voler quantificare i danni nel giro di pochi giorni, ciò che serve per poter accedere ai fondi, spero ingenti, necessari per ripartire».
La stima dei danni
Stime dalla Regione per ora non ne arrivano. E prudenti sono anche le associazioni di categoria, ma solo perché gli effetti, devastanti, dell’alluvione sono ancora tutti da chiarire. «Il punto nodale è che nelle coltivazioni, molte delle quali ancora allagate, è a rischio l’esistenza stessa delle piante che possono morire per asfissia» spiega il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna Marcello Bonvicini. Per Coldiretti sono stati colpiti «soprattutto i frutteti come kiwi, susine, pere e mele». Legacoop Romagna segnala «migliaia di ettari sommersi, con imprese agricole in ginocchio». Tra queste c’è
la Cooperativa agricola braccianti Massari, gloriosa istituzione con un secolo di storia che, tra Conselice, Bagnacavallo e Massa Lombarda, si estende «su 2.500 ettari di cui circa due terzi ora sono sott’acqua», racconta Andrea Dalmonte, il direttore tecnico della coop che conta 110 socilavoratori.
Le coltivazioni
La lunghissima conta dei danni — per un totale approssimativo che per ora si aggira sui tre milioni di euro — comincia con un matrimonio saltato, «quello di una coppia di romagnoli che avrebbe dovuto sposarsi proprio oggi nell’elegante cascina adibita ad agriturismo. Erano previste duecento persone, abbiamo dovuto spiegare che non c’erano le condizioni di sicurezza; è andato per aria anche il calendario di cresime e comunioni».
Ma poi si è fermato il «biodigestore», un impianto di riciclaggio che produce energia pulita rivenduta all’Enel. «Abbiamo dovuto spegnerlo, troppo pericoloso lasciarlo avviato» prosegue Dalmonte preoccupato «anche per i filari delle viti». Infine le coltivazioni biologiche «come quella del grano la cui spiga sotto l’acqua per una settimana non so se ce la faccia».
Inondate «pure le stalle per il latte ad altissima qualità che va alla Granarolo, sommerse le officine, i granai». Stessi racconti che arrivano dalla coop «Agrisfera» (133 soci) e da aziende produttive come Deco Industrie e Terremerse (entrambe nella filiera dell’agroalimentare nel Ravennate) che hanno dovuto bloccare gli stabilimenti.
Gli interventi
Soccorsi ed evacuazioni sono continuati anche ieri, così come le operazioni di ripristino e riparazione degli argini rotti dai torrenti. Il pericolo ora è quello delle frane in un territorio colpito prima dalla siccità e poi da una violenta caduta d’acqua.
Proprio per via di un possibile smottamento sette persone sono state evacuate da un agriturismo nel Forlivese. A Ravenna, intanto, la Procura ha aperto un fascicolo in seguito alla morte di Remo Bianconcini, il pensionato 80enne travolto mercoledì dalla furia delle acque del Senio a Castel Bolognese.