«LE CITTÀ VINCENTI? QUELLE PIÙ DENSE» ALAYO: SBAGLIATO COME STIAMO COSTRUENDO
L’artefice del «miracolo Bilbao» al Festival del Cambiamento
Come dovrebbe essere la città del futuro? L’architetto spagnolo Juan Alayo, artefice del «miracolo Bilbao», trasformata da brutto anatroccolo post-industriale a cigno della modernità, è un paladino della densità: «Garantisce l’interazione fra le persone e quindi più innovazione e produttività, ma anche più accessibilità e sicurezza, a costi nettamente inferiori». Non è ottimista, però, il consulente di pianificazione strategica urbana: «Le città di cui abbiamo bisogno non sono quelle che stiamo costruendo».
Ossia?
«Abbiamo dissociato il nostro immaginario di città, cioè il suo centro, dalla realtà. Anche in Europa, la maggior parte del tessuto urbano oggi si trova nelle periferie, lontano dal centro. Abbiamo colonizzato il territorio, troppo e in modo insulso, inefficiente. E questo sta ostacolando lo sviluppo, sia sociale che economico, perché impedisce la connessione, l’interazione fra i cittadini, lo scambio e la proliferazione delle idee».
Perché è più costoso?
«Se viviamo in città a bassa densità serve una maggiore quantità di asfalto per metro lineare rispetto a una città compatta, perché le strade devono arrivare fino all’ultima casa. Per lo stesso numero di abitanti, bisogna costruire acquedotti più lunghi, reti fognarie più estese, posizionare più cavi elettrici, ecc. Le zone suburbane molto disperse hanno tantissima infrastruttura per capita e i comuni spesso non hanno le risorse per la loro manutenzione. Le città dense garantiscono anche più accessibilità a ciò che serve alla gente».
Cosa serve ai cittadini?
«La gente abita in città perché vuole un migliore accesso alle opportunità: vuole vivere vicino al panettiere, all’ospedale, a una scuola, al lavoro. E questo, storicamente, ha funzionato grazie alla vicinanza, alla densità dell’abitato».
Il modello è la megalopoli cinese, contrapposta alla «città in estensione» Usa?
«In realtà, molte città cinesi sono meno compatte di Barcellona, che è la metropoli più densa d’Europa e fra le più dense del mondo. La Spagna, da questo punto di vista, è in controtendenza: il 12% della popolazione vive in aree con densità superiore ai 50.000 abitanti per km2. In Italia, solo lo 0,4%».
La popolazione aumenta, le città si espandono...
«L’umanità ci ha messo 12.000 anni per arrivare a 1 miliardo di abitanti urbani, nel 1960. Poi, in soli 55 anni, sono diventati 4 miliardi. L’esplosione demografica urbana è brutale ma ancor più sorprendente è che mentre la popolazione mondiale, in un trentennio, è raddoppiata, la superficie delle città si è moltiplicata per quattro. Abbiamo cementificato il territorio».
Come si muove la città densa? In automobile l’ingorgo è garantito...
«Quanto più densa è una città, maggiori sono gli spostamenti a piedi. A Bilbao, il 60% si muove a piedi, nell’area metropolitana di Barcellona il 50%. E il trasporto pubblico è più efficiente negli abitati compatti. La città deve garantire il diritto all’accessibilità, raggiungere ciò che ti serve; non il diritto alla mobilità».
La rigenerazione di Bilbao è un modello per altre città?
«Bilbao ha investito molto nella metropolitana, nella pulizia del territorio industriale e del fiume, nella costruzione di un museo — il Guggenheim — che è diventato un’icona ma in realtà ha ricevuto soltanto l’1% dell’investimento complessivo. L’impatto di quel museo non è replicabile, lo sono però i principi che hanno portato a quelle scelte. La sfida più difficile, per qualsiasi territorio, è capire che tipo di crisi sta vivendo e decidere
Le distanze
«Portare e mantenere le infrastrutture nelle zone suburbane disperse costa troppo»
Il confronto
«La popolazione in 30 anni è raddoppiata ma la superficie delle città è quadruplicata»
di cambiare».
A Milano, oggi la sfida è il prezzo delle case...
«È un grande dilemma per molte città, perché è mancato un esercizio di adattamento e innovazione che incentivasse l’utilizzo degli edifici del centro. Si è lasciato decidere il mercato, che non è necessariamente “cattivo” ma segue le sue leggi. E così il centro langue, i prezzi salgono alle stelle, la periferia si espande a dismisura. Se vogliamo che la città sia abitata dai giovani, chi governa deve investire nelle case. Il problema è che i Comuni sono i parenti poveri dell’amministrazione pubblica. Oggi non hanno né i mezzi né la visione per investire».