Corriere della Sera

Lassù, in cima al Gran Sasso la scalata verità di Evenepoel

Tappa a Pedersen, dopo una fuga di 160 km sfuma il sogno di De Marchi e Clarke

- dalla nostra inviata Gaia Piccardi

La strada sale, questa volta sul serio. È con il mare alle spalle, spedita al mondo l’incantevol­e cartolina della costiera (Napoli ancora euforica per lo scudetto ha accolto la corsa con commovente entusiasmo), che il Giro stamane si arrampica verso il Gran Sasso d’Italia per il primo arrivo in quota: lassù, a 2130 metri, in cima all’ultima salita di 7 km con picchi di pendenza del 13%, la maglia rosa Andreas Leknessund si accomiater­à dai suoi tre giorni di gloria senza opporre resistenza e Remco Evenepoel, sopravviss­uto per miracolo alla patinoire bagnata della quinta tappa, dovrà dimostrare di avere ancora serie ambizioni di trionfo, nonostante il livido al fianco destro, l’osso sacro dolorante e la sparizione della Soudal, la sua squadra, a Lago Laceno, su una salitella che al confronto di quella di oggi faceva sbellicare.

Il bambino d’oro è vivo e lotta insieme a noi in un Giro disposto ad accoltella­re i sogni dei piccoli eroi di giornata, in attesa di premiare — forse — i pesi massimi. In fuga solitaria dal chilometro zero, poi affiancato dall’australian­o Simon Clarke scampato alla selezione naturale di una frazione mossa che al Valico di Chiunzi ha citato la sfortuna di Pantani (abbattuto dal gatto Puffy al Giro ‘97, un siamese grigio e non nero come ha tramandato, fantasiosa, la leggenda), Alessandro De Marchi ha visto il traguardo sfumare a cento metri dall’arrivo («Cento di troppo...» ha commentato amaro), quando la benzina è finita di colpo e il gruppo, rinvenuto con il colpo di reni di un pitone affamato, ha inghiottit­o i fuggitivi senza alcuna pietà né giustizia. Sprint irresistib­ile dell’ex campione del mondo Mads

Pedersen davanti al corpaccion­e di Jonathan Milan, il re di San Salvo, al secondo piazzament­o consecutiv­o. Clarke ha pianto lacrime amare in un ottimo italiano («Facciamo così tanti sacrifici: finire così mi spezza il cuore»), De Marchi (braccialet­to per Giulio Regeni e due giorni in rosa al Giro 2021) ha riassunto a ciglio asciutto la dura legge del ciclismo: «Andare via in due era un azzardo ma anche l’unica cosa da fare. Ho provato da lontano sperando di avere gambe sufficient­i. Non le ho avute».

Un puntino bianco, Evenepoel, e uno giallo, Roglic costretto anche ieri a cambiare bici al volo per una foratura, oggi proveranno a riprenders­i la scena tra due muri di neve: la strada per il Gran Sasso è pulita, il meteo accettabil­e, con una temperatur­a intorno allo zero. Per cambiare l’inerzia della sua avventura italiana, ieri Remco si è tolto gli scarpini e ha azzardato qualche palleggio con un pallone del Napoli. Il messaggio: sto bene. Pretattica o verità?

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Alessandro De Marchi e l’australian­o Simon Clarke si consolano a vicenda dopo una fuga di 160 km vanificata a cento metri dal traguardo
(Ansa) Delusione Alessandro De Marchi e l’australian­o Simon Clarke si consolano a vicenda dopo una fuga di 160 km vanificata a cento metri dal traguardo

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