QUI LA BICI È POESIA
Il Giro approda in Romagna, tra echi di Pascoli e di Casadei Il successo in Riviera dei bike hotel nel nome del mito Pantani
Si torna giovani, si diventa poeti.E chi, se non un intellettuale romagnolo anarcoide come Alfredo Oriani, poteva cantare un tale inno al cavallo di ferro? O mandare alle stampe, nel 1902, il pamphlet La bicicletta dopo aver capeggiato la rivolta contro il sindaco di Faenza che imponeva l’ingresso in città solo con l’amata condotta a mano?
In Romagna, bicicletta è poesia. Come la crono di oggi, che sfiorerà villa Torlonia, casa natale di Giovanni Pascoli, teatro di uno dei più struggenti cold case della storia, il delitto di Ruggero
Pascoli, padre di Zvanì (Giovannino) che mai elaborò quel lutto fino a prorompere nella Cavalla storna.
Se non è poesia, allora è musica. Perché vicino alla rampa di partenza si apre la Casa della memoria, dove Secondo Casadei compose più di mille brani, Romagna mia compresa, che ha venduto 7 milioni di dischi e tuttora incassa diritti da 135 nazioni nel mondo. Anche dal Vaticano. Visto che, dopo una visita pastorale, Papa Wojtyla iniziò a intonare Polonia mia sulle note di Casadei ad ogni risveglio.
A Savignano le azdore, mitologiche figure del matriarcato domestico, si sono inventate la piadina rosa aggiungendo rape alla farina. Tuttavia la leggerezza dell’immagine non inganni: questo paesone tagliato dalla via Emilia ha fondamenta pesanti quanto quelle del ponte romano sul Rubicone, sulla cui datazione gli storici si accapigliano da sempre, ma che l’immaginario collettivo ha oramai identificato come quello dell’immortale Alea iacta est. Il «dado è stato lanciato».
Che poi, il nobile condottiero pronunciò in greco, lingua sconosciuta ai legionari ma che i suoi generali ben capivano.
Un bell’Ave Cesare, dunque! E ci lanciamo col massimo rapporto fra stradelli e fossi che portano al mare. Siamo nel mezzo della centuriazione romana, la suddivisione poderale che definiva e regimentava i fondi assegnati ai veterani in congedo. La fertile eredità del miles contadino oggi vale un tesoro: dal mercato ortofrutticolo di Cesena passa ogni anno oltre un milione di quintali di ortofrutta. E proprio qui, pochi giorni fa, il presidente Sergio Mattarella ha celebrato i 40 anni del Macfrut, la piu importante fiera europea del settore che ha sfiorato i 50mila visitatori. Numeri da capogiro, come capiterà anche a Cesenatico fra una settimana. Perché quando si parla di Nove colli tutto è colossale: dodicimila partecipanti, più mogli, figli, parenti, amanti e amici, tutti i continenti rappresentati. La bici è poesia, ma anche pane, visto il successo planetario dei cento bike hotel della riviera romagnola che già lavorano allo sbarco del Tour de France del 2024. Imperdibile, poi, il Museo Pantani, la casa del mito.
Ma è vietato star fermi nella Wellness valley, visionario progetto di Nerio Alessandri, patron del colosso Technogym che esporta attrezzature sportive in tutto il mondo e che oggi ospita l’arrivo della tappa nella futuristica sede inaugurata nel 2012 da Giorgio Napolitano e Bill Clinton. L’idea è quella di mettere a sistema tutte le eccellenze del territorio romagnolo, natura, hotel, terme, ma anche arte, cucina e sport, nel primo Distretto internazionale sul benessere e la qualità della vita. Secondo la Wellnes foundation, chi vive tra Imola, Rimini, l’Adriatico e l’Appennino cesenate fa più movimento che nel resto d’Italia. Gente frenetica, i romagnoli: solo il 16% degli adulti è ritenuto «sedentario» a differenza del 31% degli italiani.
Cesena, a 50 all’ora, è una fuga di case. Ma il suo cuore merita un colpo di freni davanti alla Biblioteca Malatestiana. Fondata nel XV secolo, è inserita dall’Unesco nel Registro della Memoria del Mondo. La parte antica vanta 250 mila volumi, molti di valore inestimabile. Il signore della città, Domenico Malatesta la volle civica e fu la prima d’Europa. Poi lasciò un fondo, garantì al bibliotecario uno stipendio e istituì dieci borse di studio per studenti poveri. Soldi ben spesi, se si ha il privilegio di varcare l’Aula del Nuti, avvolti dai giochi di luce che 44 finestre proiettano su navate e colonne. La Malatestiana, da sempre, è l’immagine più alta di questa mondo antico, quella in cui tutti i cesenati si riconoscono. No, Romagna non solo terra di Dolce vita.
La fertile eredità del miles contadino oggi vale un tesoro: da Cesena passa ogni anno oltre un milione di quintali di ortofrutta Ma la città ha il suo volto più nobile nella Biblioteca Malatestiana del XV secolo