Corriere della Sera

Una ricetta per ogni tappa Il Giro d’Italia di Croatti un viaggio di fantasia nella nostra storia culinaria

«Ma per il finale i saltimbocc­a alla romana di mamma»

- Di Lorenza Cerbini

«Sono originario di Rimini, l’accento tradisce nonostante gli anni passati all’estero. Alla cronometro di Cesena di oggi dedico un piatto speciale: i cassoni alle rosole e squacquero­ne. Una piadina ripiena con un impasto di foglie di papavero. Viene dalla tradizone, ma rappresent­a la modernità».

Enrico Croatti è lo chef alla guida di Moebius Milano. Una carriera tra Usa, Spagna e Francia e due stelle Michelin conquistat­e giovanissi­mo, per il Giro d’Italia Croatti racconta il Belpaese in 21 ricette sviluppand­o un percorso gastronomi­co che intende far venire l’acquolina anche a chi italiano non è, ma ama la cucina e il nostro Paese.

L’esempio? A Los Angeles, questo chef dalla parlata gentile ha persino conquistat­o David Beckham grande appassiona­to di lasagne. Le sue creazioni oggi si possono visualizza­re sul sito del Giro d’Italia (si possono vedere all’interno dell’area video nella sezione «Le ricette del giorno»), sui social dedicati alla corsa e su Raiplay. Una ricetta per ogni tappa, espression­e di questo «made in Italy» da esportazio­ne. Il piatto forte?

Quello dedicato alle Dolomiti, le montagne residuo di antiche barriere coralline. «Propongo un antipasto caldo tipico della Romagna: lumachine di mare su una crema di fagioli cannellini e finocchiet­to selvatico. I colori ambrati ricordano un tramonto sulle Tre Cime». Quelle montagne che si propone di affrontare con Chiara la compagna ciclista per poi discutere la performanc­e con il padre Renato e il fratello Yuri che gareggia a livello amatoriale.

Nel suo viaggiare per il mondo, Croatti ha ridisegnat­o la tradizione sposandola al gusto di oggi, come quell’insalata che immagina servita sulla sponda veneta del Lago di Garda. «Propongo la trota salmonata affumicata con legno di ciliegio e accompagna­ta da mele. Un piatto crudo che si ispira alla cucina giapponese». Sushi sì, ma con ingredient­i tutti autoctoni. Pure la mozzarella di bufala si sposa in una combinazio­ne inusuale, con le fragole ma resta il basilico (tappa Capua-Gran Sasso) in una versione dedicata all’Italia. Lo spaghetto al pomodoro san Marzano è un «capolavoro di tecnica» (tappa Atripalda-Salerno). L’ossobuco diventa testimonia­l di secoli di storia culinaria e emblema dell’intera Lombardia (tappa Seregno-Bergamo), arrostito in casseruola e il segreto del gusto sta nella rosolatura, ben dorato da una parte e dall’altra, quindi vino bianco, pomodoro a pezzetti e due ore di cottura col brodo ristretto.

Fine pranzo? Il dolce in un’apoteosi del gusto tutta piemontese. Se l’amore è Eros, breve e possessivo; se è Philia altruista oppure Agape disinteres­sato e fraterno, può essere espresso nei baci di dama. «Sono il lato più romantico del Piemonte. Nascono circa un secolo fa, come il Giro». Protagonis­ti la nocciola locale e il cioccolato fondente. La perfezione, sostiene Croatti .

Se un bacio tira l’altro, una tappa tira l’altra fino alla capitale dove la corsa si chiude con un pieno di proteine: un saltimbocc­a di vitello alla romana, ma con la ricetta di mamma Franca con cui sono cresciuto, proponendo­la persino alle star di Hollywood». Le ricette firmate da Croatti sono tutte sottotitol­ate in inglese, un incentivo per un viaggio nel gusto. Il Giro è anche questo, la passione per un Paese che sa sorprender­e.

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L’incanto dei borghi Un momento della tappa di ieri da Terni a Fossombron­e
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Ecumenico Lo chef riminese Enrico Croatti è alla guida del ristorante Moebius Milano

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