RETROMARCIA GB, LE LEGGI EUROPEE SERVONO ANCORA
Abolire tutte le leggi europee? Scusate, abbiamo solo scherzato. Si potrebbe sintetizzare così la marcia indietro del governo britannico di Rishi Sunak, che ha deciso di rinunciare al tanto strombazzato gran falò dell’intera legislazione comunitaria annidata nei codici del Regno Unito. E dire che l’estate scorsa, durante la sua campagna per conquistare la leadership del Paese, proprio Sunak aveva pubblicato un video in cui si vedeva un faldone con su scritto «legislazione europea» finire nel tritacarte (sulle note dell’Inno alla Gioia): beh, quell’impresa si è rivelata impossibile. Innanzitutto, nessuno riusciva a capire quanti regolamenti e direttive Ue fossero stati recepiti in Gran Bretagna in quasi 50 anni di appartenenza al club europeo: prima si pensava fossero poco più di duemila, poi si è scoperto che erano molti di più, almeno quattromila, anzi no, forse quasi cinquemila. Di fronte alla fatica di Sisifo di identificarli uno a uno, il governo di Londra ha escogitato una bella trovata: alla mezzanotte del prossimo 31 dicembre tutte le leggi europee, note o ignote, sarebbero automaticamente decadute. Questa scelta radicale ha però gettato il Paese, e soprattutto il mondo imprenditoriale, nell’incertezza: il rischio era un caos legislativo totale, che si andava ad aggiungere alle barriere al commercio già introdotte dall’uscita dal mercato unico. Risultato: nessuno se la sentiva più di investire, con un danno economico che si sommava a una alta inflazione e a una carenza di manodopera. Alla fine, il governo Sunak ha dovuto cedere all’evidenza: e si è acconciato a cassare meno di 600 leggi Ue. La destra conservatrice è insorta, gridando al tradimento delle promesse: ma la realtà è che i tanto decantati vantaggi dell’uscita dall’Unione europea non si sono affatto materializzati. Come ha sintetizzato il Guardian,i fautori della Brexit «hanno vinto la guerra, ma hanno perso la pace».