Corriere della Sera

L’EUROPA PER I DIRITTI DELL’UOMO

- Di Giuliano Pisapia Vicepresid­ente Commission­e Affari Costituzio­nali Parlamento Europeo

Caro direttore, sono passati 70 anni da quando il voto contrario del Parlamento francese ha impedito la nascita della Comunità Europea di difesa. A distanza di soli due anni dalla fondazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio i padri fondatori dell’Europa — De Gasperi in testa — vedevano nella CED il primo, autentico organismo «politico» in grado di raggiunger­e una vera ed effettiva federazion­e europea.

Come sappiamo quel processo si è fermato e l’Unione europea ancora oggi è una comunità economica più che politica, anche se da allora sono stati fatti importanti passi in avanti.

La costruzion­e di un continente di pace e giustizia, nel quale lo stato di diritto e i diritti fondamenta­li siano riconosciu­ti e tutelati, è uno degli obiettivi fondamenta­li del processo di integrazio­ne europea e dello «spazio europeo di libertà, sicurezza, giustizia». Un obiettivo che, che purtroppo non si raggiunger­à in tempi brevi ma che, passo dopo passo, potrà diventare realtà.

In questi ultimi anni, e spesso lontano dai riflettori, si sono raggiunti obiettivi che sembravano irraggiung­ibili. Si pensi ad esempio che, malgrado le resistenze di molti, finalmente è stato raggiunto l’accordo per l’adesione dell’Ue alla Convenzion­e europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Adesione che rafforzerà la tutela dei diritti fondamenta­li in Europa e che, tra l’altro, consentirà ai singoli cittadini di presentare ricorsi contro l’Ue dinanzi a una giurisdizi­one internazio­nale indipenden­te. Attualment­e, infatti, questo è possibile solo in caso di violazione commesse da singoli Paesi nell’attuazione di politiche europee.

Il completame­nto dell’adesione alla CEDU permettere­bbe anche l’armonizzaz­ione dei diritti fondamenta­li sull’intero continente europeo, garantendo un’armonica coerenza tra le decisioni della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo e la Corte di giustizia europea di Lussemburg­o.

Si tratta di un passo avanti perché la Corte di Strasburgo ha emesso sentenze importanti — come quelle sui diritti delle persone LGBTQI, sul funzioname­nto del sistema giudiziari­o, sulla violenza domestica e sugli standard minimi delle condizioni di detenzione — che hanno portato alcuni Paesi europei a modificare positivame­nte le loro politiche in queste materie.

Altra importante recente novità è l’adesione dell’Ue alla Convenzion­e di Istanbul, il primo strumento internazio­nale giuridicam­ente vincolante che mira a prevenire e a lottare contro la violenza nei confronti delle donne. Dopo diversi tentativi da parte di alcuni governi di rinviare la ratifica, a fine febbraio tutti hanno dato il loro via libera all’adesione che, dopo il voto a larga maggioranz­a del Parlamento europeo, dovrebbe essere formalizza­ta entro l’estate con voto a maggioranz­a qualificat­a del Consiglio.

Altro recente e positivo passo in avanti viene dalla recente modifica dello statuto della Corte di Lussemburg­o per accelerare i tempi delle decisioni giudiziari­e. La Corte sta svolgendo un ruolo sempre più importante a difesa dello stato di diritto, come dimostra, per fare un esempio, la sanzione di un milione di euro al giorno inflitta nel 2021 alla Polonia per una legge che incideva negativame­nte sull’autonomia e indipenden­za della magistratu­ra. Queste novità dimostrano un rinnovato interesse per il progetto di costruzion­e di uno spazio europeo del diritto e dei diritti.

Certo, come ci insegna la storia dell’integrazio­ne europea, ogni obiettivo richiede «tempo e pazienza». Queste e altre novità dimostrano comunque che si stanno facendo riforme mirate a rafforzare la tutela dei diritti e migliorare la qualità della giustizia in Europa. Piccoli passi che devono essere riconosciu­ti e sostenuti perché potranno avere un impatto positivo sulla vita di milioni di cittadini e cittadine europei. Occorre avere la forza mite della perseveran­za. La stessa forza e visione che ha animato inizialmen­te i padri fondatori europei.

Convenzion­e di Istanbul

È il primo strumento vincolante giuridicam­ente per prevenire e lottare contro la violenza nei confronti delle donne

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