DE GAULLE CONTRO MITTERRAND CRONACHE DI UN ALTRO TEMPO
Caro Cazzullo,
avverso il presidenzialismo: porterebbe gravi squilibri nelle nostre istituzioni, privandole di un’istituzione arbitrale irrinunciabile. Meglio il sistema tedesco: si può fare senza stravolgere la Costituzione e ha reso la Germania il Paese Ue coi governi più stabili. Ciò detto, è vero quel che lei ha scritto sulla Francia. Mitterrand divenne Presidente secondo le da lui tanto odiate regole di de Gaulle. E non pensò mai di cambiarle. Disse al Monde: «Queste istituzioni non le ho volute io, ma mi si adattano bene». Persino la fortuna editoriale del pamphlet del ‘64 («Il colpo di Stato permanente») giunse solo dopo l’approdo di Mitterrand al ballottaggio presidenziale del ‘65: il capitale di autorevolezza fornitogli da quella elezione diretta e personalizzante gli servì poi per rifondare il Ps e conquistare l’Eliseo. Altre epoche, altre circostanze.
Dario Parrini
Pur nel dissenso, la sua lettera è l’occasione per ricordare il memorabile duello per l’Eliseo del 1965 tra Charles de Gaulle e François Mitterrand. Il Generale pensava di vincere facile al primo turno; visse il ballottaggio come un affronto personale che il suo popolo gli aveva inflitto. Oltretutto, de Gaulle disprezzava Mitterrand: lo considerava un opportunista, che si era messo al servizio di Vichy — quindi dei tedeschi — e aveva avuto la massima onorificenza del regime, la francisque, prima di passare con la Resistenza; era poi stato ministro della Giustizia mentre si ghigliottinavano i resistenti algerini, cui de Gaulle giustamente restituì la loro patria. Mitterrand replicava dicendo: «Tutto sono stato in vita mia; ma gaullista, mai».
De Gaulle era seccato anche perché tra i due turni doveva fare un cosa che detestava: andare in tv. I suoi ministri insistettero, in particolare Alain Peyrefitte, che era all’Informazione, e André Malraux, ministro della Cultura, uno oggi sepolto al Panthéon come Voltaire. De Gaulle era sempre più arrabbiato: «Malraux, cosa vado a fare in tv?». «Mon Général, dovrebbe presentarsi, parlare di sé ai francesi…». «Malraux, cosa vuole che dica ai francesi? Il mio nome è Charles de Gaulle e ho settantaquattro anni?».
Alla fine il Generale in tv andò, ma non diede il meglio di sé. Alla vigilia Malraux disse, un po’ ingenerosamente: «Si tratta di scegliere tra un uomo della storia, che non ritroveremo domani, e un ometto della politica, che ritroveremo a ogni angolo».
De Gaulle ovviamente vinse largo, ma Mitterrand ebbe quasi undici milioni di voti e il 44,8%. Un seme era stato gettato.