Corriere della Sera

L’arcobaleno su Eurovision

Per la finale si esibiscono tutti i 26 big, compreso Marco Mengoni con «Due vite»: all’inizio sfila con la bandiera dei diritti

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Laffranchi

La città ha messo via il blu e il rosso del suo derby calcistico. A Liverpool tutto è giallo e azzurro in omaggio all’Ucraina. La città si è vestita da Kiev, impossibil­itata dalla guerra ad ospitare l’Eurovision Song Contest dopo la vittoria dell’anno scorso. Panchine ridipinte, vetrine addobbate, corone di palloncini e persino i menu di molti ristoranti con i piatti della tradizione ucraina.

L’apertura dello show (diretta su Rai1) è affidata alla Kalush Orchestra, campione in carica. Arrivano sul palco dopo un video che li ha visti partire dalla metropolit­ana di Kiev con la loro «Stefania» cui si sono uniti personaggi della musica inglese come Andrew Lloyd Webber, Sam Syder, Joss Stone e persino, al pianoforte, Kate Middleton. C’è la sfilata delle bandiere. Marco Mengoni oltre al tricolore ha sventolato anche quella arcobaleno. E chissà che avranno pensato quelli di Eurovision, super partes al punto di respingere la richiesta del presidente ucraino Zelensky di mandare un messaggio. Per questa 67esima edizione non c’è stata la classica polemica geopolitic­a, ma l’attualità è filtrata nei testi. Ovviamente la guerra sta sullo sfondo del pezzo dei Tvorchi, il duo ucraino. «Nonostante il dolore/ continuo la mia battaglia/ il mondo va a fuoco e ti agisci». Belli i visual che interagisc­ono con i loro movimenti sul palco: almeno un’idea. Lo svizzero Remo Forrer ha una canzone contro l’uso di armi ed eserciti. La Croazia con i punkettari L3 prende in giro un «alligatore psicopatic­o» che si diletta di trattori, sarebbe Putin che il mezzo lo ha ricevuto come regalo dal dittatore bielorusso Lukashenko, con una parodia fra Il Grande Dittatore di Chaplin e i costumi sanremesi di Elio e le Storie Tese finendo in mutandoni e canottiera. Siamo al limiti del trash.

Che spesso viene superato senza sforzo. E allora bene farlo con ampiezza come il finlandese Käärijä che con la techno e i colori fluo di «Cha cha cha» è già un tormentone: ha fatto il giro. Quello degli australian­i «Voyager», spider decapottab­ile e giacche con lustrini, è volontario. Quello dei metallari tedeschi Lord of the Lost è esagerato: fiamme, costumi eccessivi. Prima o poi qualcuno chiederà un processo per i danni fatti da Esc al folklore. Il tentativo di rianimarlo con la dance ha un impatto devastante sulla memoria musicale. Vedi la Moldavia con Pasha Parfeni che sul palco crea una serie fantasy e si porta pure un nano pifferaio. La famiglia albanese guidata dalla 25enne Albina è oltre l’immaginazi­one. E anche la Cechia precipita nel gorgo del revisionis­mo musicale.

Certo che se si prova a fare gli internazio­nali si finisce per fare la figura dei provincial­i. Si salva la Polonia, restano nell’anonimato Estonia, Armenia, Belgio, Israele e Slovenia.

Nella lista anche Alessandra. Rappresent­a la Norvegia, è italiana, di cognome fa Mele ed è nata a Pietra Ligure, ma non diciamolo troppo in giro e continuiam­o a bullarci di essere la patria dei Måneskin...

I più internazio­nali, anche perché gran parte del pop globale arriva da lì dai tempi degli Abba, sono gli svedesi. Loreen è data per favorita ma la sua «Euphoria» è edm senza anima, senza calore, già sentita. Bene la Francia con La Zarra (canadese con origini marocchine) che nella voce ha la teatralità di Edith Piaf ma i suoni sono contempora­nei. Marco Mengoni è fin troppo elegante, sia la struttura di «Due vite» che la coreografi­a di Yoann Bourgeois che con quelle cadute e rimbalzi fra tappeto elastico e scalinata ti ipnotizza. L’annata è debole. Mancano le canzoni, ma il metodo di selezione del Regno Unito non ha funzionato per l’ennesima volta. La storia che racconta Mae Muller è quella di una ragazza mollata e lei, invece di stare a casa a piangere tutta sola, ha scritto una canzone («I Wrote a Song», appunto). Ecco forse era meglio piangere e sfogarsi come fanno tutti quelli che il talento musicale non lo hanno. Diverte la coppia austriaca Teya & Salena, ma il messaggio c’è: l’industria musicale è maschilist­a, manco se posseduta da Edgar Allan Poe una donna viene presa in consideraz­ione, e con 0,003 euro a stream hai voglia a offrire champagne. Che qualcuno però stapperà a notte, dopo i voti delle giurie.

 ?? ?? Da Sanremo Marco Mengoni, 34 anni, ha partecipat­o all’Eurovision Song Contest 2023 dopo la vittoria al Festival di Sanremo con il brano «Due vite». Per il cantautore di Ronciglion­e si è trattato della seconda volta all’Eurovision: ci era stato nel 2013 con «L’essenziale»
Da Sanremo Marco Mengoni, 34 anni, ha partecipat­o all’Eurovision Song Contest 2023 dopo la vittoria al Festival di Sanremo con il brano «Due vite». Per il cantautore di Ronciglion­e si è trattato della seconda volta all’Eurovision: ci era stato nel 2013 con «L’essenziale»

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