Evenepoel torna sulla terra Roglic e gli altri sono più vicini
Il belga in difficoltà: «Non era la mia giornata, ma ora c’è la crono»
Non nell’ultima FOSSOMBRONE settimana, non sul Giau, non all’ombra delle Tre Cime di Lavaredo, non sulle rampe verticali del friulano Monte Lussari. È sui tornantini del Colle dei Cappuccini (300 metri sul livello del mare) che ieri i sogni rosa di Remco Evenepoel si sono trasformati in incubo. Dopo quattro ore di pennichella a debita distanza dalla solita fuga, il gruppo maglia rosa ha alzato l’andatura incalzato dai muli di Ineos e Jumbo. A metà Cappuccini (sei chilometri al traguardo), con Primoz Roglic lanciato in un attacco nemmeno troppo convinto, Evenepoel si è piantato a fianco dell’affaticata maglia rosa Lekknessund. Capita l’antifona, la premiata coppia Thomas & Geoghegan Hart ha saltato a pie’ pari il belga acchiappando lo sloveno allo scollinamento mentre nessuno si sognava di aiutare Remco che sul traguardo ha perso 14”. Per la prima volta dall’inizio della stagione, il nuovo Cannibale si è trasformato in vegetariano. Alla tv belga il campione del mondo ha liquidato la questione con un «avevo le gambe per seguire Roglic ma le ho usate male» precisando poi che «non era il mio giorno migliore: ho indurito troppo il rapporto. Ma ho mezzo minuto di vantaggio sugli altri e oggi posso guadagnare a cronometro. Il Giro è ancora lungo».
Il Giro è lungo ma il ritorno sulla terra di Evenepoel apre il dibattito sulla sua tenuta nelle tre settimane. Piatta, lunga (35 chilometri) e con poche curve la tappa di oggi è un classico test dello stato di salute del motore. Una settimana fa a Pescara Remco volava mentre Roglic aveva le gambe imballate, nel pomeriggio sapremo se i ruoli dei due si sono invertiti prima di compilare le pagelle della prima settimana, alla vigilia del riposo. Nel suo giorno peggiore, paradossalmente il belga ha guadagnato terreno in classifica arrivando a soli 8” dal norvegese Lekknessund, che salvo miracoli oggi perderà la maglia. Il problema è che si sono avvicinati anche gli altri: Roglic a 38”, Almeida a 40”, Thomas a 52”, Geoghegan Hart a 56”. Ieri, in aggiunta alla mini crisi, Remco si è beccato anche un severo rimbrotto dalla federazione internazionale (assieme ai colleghi di Bora e Bahrain) per essere tornato in albergo in elicottero dal Gran Sasso ottenendo un «vantaggio che rappresenta una totale mancanza di lealtà sportiva e contravviene alle disposizioni regolamentari volte a offrire parità di trattamento nel trasferimento delle squadre in albergo».
La tappa ha avuto un bel vincitore: Ben Healy, 23 anni, minuto inglese di passaporto irlandese arrivato al professionismo lo scorso anno dopo una gavetta di pista e mountain bike. Secondo dietro Pogacar alla Liegi, Ben (che pedala ingobbito e sbilenco, facendo inorridire i puritani) ha dato sei minuti al gruppo dopo una lunga fuga solitaria. Il ragazzo trabocca di talento.