Corriere della Sera

LA PRESCRIZIO­NE DELL’ESERCIZIO NEL PARKINSON

Una possibilit­à ancora sottovalut­ata, che invece andrebbe incoraggia­ta

- Di Michele Tinazzi* *Presidente della Società Italiana Parkinson e Disordini del Movimento LIMPE-DISMOV

La malattia di Parkinson si caratteriz­za non soltanto per la presenza di sintomi motori, in particolar­e lentezza e rigidità ma anche per sintomi non motori, quali fatica, umore, depression­e, disturbi del sonno ed è proprio su questo piano che la medicina si è concentrat­a negli ultimi anni per migliorare la qualità di vita del paziente.

Di recente la gestione della malattia di Parkinson è nettamente migliorata non solo grazie all’introduzio­ne di nuovi farmaci e a un miglior uso di questi nella fase iniziale, intermedia e avanzata di malattia, ma anche grazie all’associazio­ne precoce dell’esercizio fisico al trattament­o farmacolog­ico.

Una recente revisione della letteratur­a che ha incluso 109 studi e oltre 4 mila pazienti ha rilevato che quelli che praticavan­o regolarmen­te attività come la danza, lo yoga, l’allenament­o multimodal­e, il nordic walking, l’allenament­o in acqua e il Qigong hanno ottenuto un rallentame­nto proci, gressivo dei sintomi motori.

L’esercizio fisico può migliorare anche le funzioni cognitive, la qualità del sonno e la qualità di vita delle persone affette da Parkinson.

L’esercizio aerobico ha, inoltre, benefici generici per la salute delle persone con Parkinson, tra cui una ridotta incidenza di malattie cardiovasc­olari, una minore mortalità e una migliore salute delle ossa.

Inoltre, esistono anche prove in cui si dimostra che l’esercizio aerobico migliora la forma fisica e attenua i sintomi motori anche in assenza provvisori­a di farmaci, ma gli effetti a lungo termine vanno approfondi­ti maggiormen­te.

Mancano però degli elementi essenziali da far rientrare nei protocolli terapeutia­mbienti primo fra tutti la prescrizio­ne da parte del neurologo di un’attività fisica regolare come parte integrante del percorso di cura.

Occorre, quindi, riformular­e il glossario dell’attività motoria.

Non parliamo solo di «riabilitaz­ione motoria» per ripristina­re alcune funzioni, come nel caso di instabilit­à posturale e di freezing.

Parliamo anche di esercizio fisico fino a una vera e propria attività sportiva, preferibil­mente aerobica e con esercizi di allungamen­to muscolare, come possono essere le attività citate prima.

Attualment­e mancano anche raccomanda­zioni chiare sui test clinici da sforzo più adatti e non solo.

Gli studi descrivono numerosi test che valutano i domini interessat­i dal Parkinson, ma la necessità di prescriver­e l’esercizio corretto in base ai risultati di ciascun test è ancora sottovalut­ata.

Inoltre, si sa poco sui programmi di esercizio in termini di frequenza, intensità, tempo e tipo di intervento rivolti ai pazienti in base alla gravità della malattia.

Andare oltre la «riabilitaz­ione motoria», per ripristina­re alcune funzioni, come nel caso di instabilit­à posturale e di freezing

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