Corriere della Sera

Il Grande Oriente: chiediamo degli spazi, La Russa non risponde. FDI: decidono le autorità competenti Massoneria, la battaglia per Palazzo Giustinian­i

- Fabrizio Caccia

ROMA «Non ci resta che chiedere aiuto a Gianni Morandi: visto che piace tanto a Ignazio La Russa, che l’ha invitato a cantare a Palazzo Madama, magari lui può mettere una buona parola anche per noi massoni...». Scherza Stefano Bisi, il gran maestro del Grande Oriente d’italia (Goi), la più antica e numerosa obbedienza massonica del nostro Paese, con oltre 23 mila iscritti. In realtà, però, Bisi è dispiaciut­o: «Abbiamo scritto una lettera al presidente La Russa qualche mese fa — racconta — ma non ci ha risposto. Ora abbiamo fatto ricorso in Cassazione ma basterebbe un gesto di distension­e...». Qual è il problema? Da decenni va avanti una controvers­ia giudiziari­a con il Senato su Palazzo Giustinian­i, la storica sede del Goi scelta dal gran maestro Ernesto Nathan (l’ex sindaco di Roma) nel 1901 e acquistata poi nel 1911. Con l’avvento di Mussolini, però, cambiò tutto: «Arrivarono gli squadristi con le spranghe, il nostro direttore amministra­tivo, Giulio Bacchetti, mise in salvo il collare del gran maestro nascondend­olo tra le fasce del nipotino in culla», ricorda Bisi. A novembre del ‘25, la legge 2029 mise al bando la «Libera Muratoria» e l’anno dopo scattò la confisca, il demanio lo assegnò al Senato del Regno.

Ed è rimasto al Senato anche dopo il fascismo. Il Tar e il Consiglio di Stato negli anni hanno respinto tutti i ricorsi del Goi per riavere indietro la sede e pochi giorni fa anche il questore di Fratelli d’italia a Palazzo Madama, Gaetano Nastri, davanti alla nuova istanza in Cassazione ha tagliato corto: «La questione è all’attenzione delle autorità competenti, il Senato è rappresent­ato dall’avvocatura Generale». Insomma, nessun compromess­o, la porta resta chiusa e la guerra a colpi di carte bollate continuerà.

Bisi s’appella a un accordo del 1991 (a Palazzo Madama c’era Giovanni Spadolini) in base al quale veniva concessa al Goi almeno una porzione del Palazzo: 120 metri quadri. Ma i giudici amministra­tivi hanno già chiarito che «appartiene alla giurisdizi­one del giudice ordinario la controvers­ia concernent­e l’asserito inadempime­nto del Senato». Così gli hanno dato torto. Lui protesta: «Fu Spadolini stesso a invocare con un celebre discorso l’attuazione dell’accordo su Palazzo Giustinian­i per riconoscer­e, così disse, il ruolo avuto dalla massoneria nel Risorgimen­to italiano». Nell’area di 120 metri quadri, Bisi vorrebbe realizzare il Museo della Massoneria, con il poncho di Garibaldi e altri preziosi cimeli custoditi oggi a Villa del Vascello. «Lo intitolere­mmo a Meuccio Ruini — aggiunge — colui che presiedett­e la “Commission­e dei 75” incaricata di redigere nel 1946 il testo della Costituzio­ne. Anche Ruini era massone, come Garibaldi». Dal ‘91 ad oggi però nulla è cambiato e il «bel gesto» del Senato non arriva: «Un vero peccato — per Bisi —. Il presidente La Russa e Fratelli d’italia forse non sanno che l’inno di cui portano il nome è opera di due patrioti e massoni, si chiamavano Goffredo Mameli e Michele Novaro».

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