Il parroco ai fedeli: «Un frate mi molestò» Indagini 36 anni dopo
ORISTANO «Un frate ha abusato di me in seminario. Ero poco più che un bambino e la mia battaglia contro la pedofilia è cominciata allora, quando ho deciso di sopravvivere al mostro». Don Marco Contini, parroco dal 2014 di Abbasanta, Ghilarza e Norbello (Oristano), dopo un silenzio di 36 anni, ha deciso di rivelare tutto con una lettera ai fedeli, spiegando di aver denunciato i fatti due anni fa. «Ho taciuto a lungo perché ero un ragazzo e pensavo che non mi avrebbero creduto — racconta —. Poi accidentalmente nel dicembre 2021 ho avuto le prove certe delle violenze subite per anni e non ho esitato. Ne ho parlato con il mio vescovo, che mi ha incoraggiato».
Don Marco Contini, 50 anni, ordinato nel 2000 con il nome di padre Paolo, è anche abilissimo nel cavalcare e partecipa a giostre equestri e gare tradizionali. Ricorda gli abusi, un trauma: «Concluse le scuole medie, sono entrato nel seminario dei frati francescani a Oristano. A scuola andavo malissimo, non riuscivo a leggere, ero sempre malato. Avevo 14 anni e il “mostro” mi avvicinò, ne aveva 28». Una sofferenza, quelle molestie, riemersa a dicembre 2021, quando don Marco perde la mamma e quel frate più anziano di lui gli scrive le condoglianze. E in uno scambio di messaggi su Whatsapp «si tradisce, forse pensando fosse tutto prescritto per la giustizia ecclesiastica». Don Marco allora denuncia, il dicastero della Dottrina della fede decide in prima istanza per l’archiviazione e una mite pena canonica: due mesi di «penitenza» in Terra Santa. «Ma al ritorno addirittura una promozione: quella persona è destinata a una parrocchia in un paese dove d’estate soggiornano migliaia di adolescenti». Don Marco allora impugna il decreto e ottiene un nuovo processo. «Le violenze non hanno intaccato la mia vocazione — dice — ma porto addosso bruciature che hanno segnato per sempre la mia carne. La mia battaglia non è e non sarà mai contro la Chiesa. Tuttavia nella Chiesa di papa Francesco non può esserci spazio per chi viola giovanissime vite e ruba innocenze». Giuseppe Baturi, segretario della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Cagliari, in linea con la curia di Oristano, è esplicito: «Ci sarà ora chi dovrà giudicare senza voltarsi dall’altra parte».