Brescia «resiste». E c’è la prima sindaca
Castelletti conferma subito la guida del centrosinistra Meloni e Salvini avevano chiuso la campagna nella città lombarda
Laura Castelletti arriva in piazza della Loggia alle 18.30, quando lo spoglio non ha ancora raggiunto la metà delle sezioni (70 su 203) ma la vittoria non è già più in dubbio visto che veleggia intorno al 55% mentre il suo sfidante, il leghista Fabio Rolfi, si «ferma» poco sotto il 42. «Sin-daca», «Sin-da-ca» le urlano sostenitori e simpatizzanti. Sarà la prima donna nella storia amministrativa di Brescia a vestire la fascia tricolore.
La spallata che il centrodestra voleva rifilarle per allineare il Comune della Leonessa al colore politico del governo nazionale e regionale non è riuscita. E forse la calata in massa di esponenti nazionali, fino alla premier Giorgia Meloni e al leader leghista Matteo Salvini (protagonista di cinque visite in poche settimane), non ha giovato del tutto perché è stata letta come una intromissione nelle vicende locali. Di sicuro, la botta per la coalizione di governo la battuta d’arresto è pesante. Per ore nessun esponente del centrodestra se l’è sentita di commentare la sconfitta. Poi ci ha pensato Rolfi ad ammettere che «la vittoria di Castelletti è stata netta. La voce di Brescia va sempre ascoltata. La mia sarà una opposizione collaborativa, costruttiva e propositiva».
«Chi diceva che noi eravamo radical chic o quelli della Ztl ha dimostrato di non avere contenuti se non offese — commenta a caldo la neosindaca —. Visti i risultati, possiamo dire che la Ztl è arrivata almeno in provincia...». Nell’euforia per la vittoria non può mancare il senso di rivalsa nei confronti degli avversari che avevano tentato di giocare la carta della omogeneità politica per garantire più risorse per Brescia. «È stata una boutade elettorale, una brutta caduta di stile — osserva Castelletti —. Le istituzioni sono di tutti e non devono fare differenze. Mi aspetto che Brescia abbia tutto ciò che le spetta».
L’affluenza ha tenuto (poco meno del 58%, come cinque anni fa), segno che la sfida era sentita, anche se almeno fino all’apertura delle urne nessuno avrebbe previsto un divario così marcato fra la vicesindaca uscente e un ex vicesindaco (a suo tempo definito «lo sceriffo di Brescia) e ex assessore regionale, che di suo però può vantare un ottimo risultato della lista a suo nome (poco sotto il 12%). «Loro hanno portato i ministri, noi i fatti e il lavoro di dieci anni» la spiegazione di Emilio Del Bono, il predecessore di Castelletti a Palazzo della Loggia.
Dal Pd, uscito con il 26,7% — in crescita rispetto alle Politiche — arrivano i complimenti via telefono della segretaria Elly Schlein. Si felicitano anche Carlo Calenda (Azione) e Riccardo Magi (+Europa): i due partiti con Italia viva hanno preso il 7 per cento. Dal fronte opposto Salvini, spiega una nota diffusa in serata, «ha fatto i complimenti a Fabio Rolfi e a tutta la squadra per l’impegno e la campagna elettorale nonostante la sconfitta». E ha assicurato che sarà «il ministro di tutti i sindaci». Ma il coordinatore provinciale di FdI, Diego Zarneri, è meno ecumenico: «Siamo preoccupati per i valori che rappresenta Castelletti».