Il ritorno di Syrskyi, «sfondatore» degli ucraini
L’organizzazione, la «tenuta» davanti all’aggressione, il contrattacco. Le tre fasi di un conflitto con al centro un protagonista: il generale Oleksandr Syrskyi, comandante delle forze terrestri dell’Ucraina. Nato nel 1965 nella località di Novinki, l’ufficiale ha frequentato la scuola militare a Mosca ed ha poi partecipato alla prima fase di guerra nel Donbass, nel 2014. Un momento critico per gli ucraini, con un esercito vecchio stampo, afflitto da corruzione, mentalità superata, mezzi carenti. Insieme al numero uno, il generale Valeri Zaluzhnyi, si è preoccupato di lanciare una riforma dell’apparato. Il generale, scettico sul rischio di invasione, ha reagito difendendo la capitale con due cerchi di sicurezza e una serie di settori affidati a sottoposti ai quali a concesso autonomia. Ha sparpagliato i pochi caccia e le riserve per sottrarli alla prima ondata di raid, ha fatto affluire qualsiasi cannone, anche «ferri» superati e quelli usati per il training. Una maggiore flessibilità rispetto al Golia «sovietico» che avanzava a passo lento. Per Zelensky è stato facile riconoscere i meriti dello Stato Maggiore, Oleksandr Syrskyi è stato insignito del titolo di «eroe dell’Ucraina». Il generale ha conquistato nuovi punti quando, giocando su sorpresa e inefficienza degli occupanti, ha coordinato l’assalto nelle zone orientali, nell’area di Kharkiv. Uno sfondamento con il nemico travolto. Una versione racconta che sarebbe stato Syrskyi a suggerire le mosse nonostante il parere contrario dei suoi colleghi, altri paiono più cauti. Le operazioni non dipendono da un singolo uomo. Ma spetterà a lui trovare i varchi nel caso dell’attesa offensiva.