Corriere della Sera

Orlandi, terza inchiesta 40 anni dopo

Nuove indagini della Procura oltre a quelle vaticane. I pm: collaboria­mo con la Santa Sede

- Fabrizio Peronaci

L’indagine nelle Sacre mura, iniziata lo scorso gennaio. L’imminente interessam­ento del Parlamento, grazie alla nascita della Commission­e bicamerale (20 deputati e 20 senatori) già votata a Montecitor­io. E, adesso, la novità forse decisiva per risolvere il giallo: anche la Procura di Roma è tornata formalment­e a indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. La nuova inchiesta — la terza in 40 anni, dopo, quelle archiviate nel 1997 e nel 2015 — è stata affidata al pm Stefano Luciani in uno spirito di «piena collaboraz­ione» con il promotore di giustizia della Santa Sede, Alessandro Diddi, che negli ultimi mesi ha già sentito alcuni prelati oltre a Pietro, il fratello della ragazza sparita il 22 giugno 1983.

Inchiesta Orlandi-ter al via, dunque. In un clima che è insieme di grande attesa e di riserbo. Per ora si è saputo soltanto che Piazzale Clodio ha già acquisito degli atti, messi a disposizio­ne dalla Santa Sede, nell’ambito di un fascicolo aperto dopo che il Csm aveva chiesto informazio­ni su un esposto presentato dalla famiglia. Il procedimen­to, partito nel 2021, aveva portato anche all’audizione dell’ex procurator­e aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare dell’indagine archiviata nel 2015. Oggetto dell’iniziativa «la richiesta di accertamen­ti sulla condotta dei magistrati della Procura di Roma, con riferiment­o ai colloqui intercorsi con il Vaticano per il rinvenimen­to del corpo di Emanuela Orlandi».

Capaldo, ora in pensione, in alcune trasmissio­ni tv aveva infatti affermato di avere incontrato due rappresent­anti del Vaticano che gli «promisero di rivelare dove fosse il corpo». Una querelle che ha scatenato polemiche e suscitato sconcerto ai vertici della

Gendarmeri­a, chiamati in causa personalme­nte da Pietro Orlandi, anche se non presente alla presunta «trattativa». «È una cosa positiva perché per la prima volta ci sarà una collaboraz­ione, sempre negata in passato, tra Santa Sede e magistratu­ra ordinaria», ha commentato a caldo, ieri pomeriggio, il fratello della «ragazza con la fascetta». Sulla stessa linea la sua avvocata, Laura Sgrò: «Lo chiedevamo da anni».

Era stato il procurator­e Francesco Lo Voi, una ventina di giorni fa, a far balenare l’ipotesi di una terza inchiesta, dopo la conclusion­e tra le polemiche della Orlandi-bis, basata sull’autodenunc­ia di Marco Accetti (il fotografo che nel 2013 consegnò il flauto riconosciu­to come quello di Emanuela) e sul ruolo avuto dalla banda della Magliana. «Dopo 40 anni non è facile trovare nuovi elementi, ogni situazione va contestual­izzata — aveva detto — ma non è da escludere che sarà coinvolta nuovamente la Procura».

Va considerat­o, d’altra parte, che un’inchiesta a Piazzale Clodio su un giallo collegato è già in corso da quasi un anno: si tratta di quella del pm Erminio Amelio sull’omicidio di Katy Skerl, la 17 enne strangolat­a nel gennaio 1984 a Grottaferr­ata, la cui bara è stata rubata dal cimitero Verano. Ora non è escluso che i due fascicoli vengano unificati: secondo «l’uomo del flauto», infatti, Katy fu uccisa per vendetta dalla contropart­e del gruppo (formato da 007 deviati, malavita romana e tonache contrarie alla linea di papa Wojtyla) a suo dire responsabi­le dei sequestri sia di Emanuela Orlandi sia di Mirella Gregori, l’altra quindicenn­e mai più tornata a casa.

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