Orlandi, terza inchiesta 40 anni dopo
Nuove indagini della Procura oltre a quelle vaticane. I pm: collaboriamo con la Santa Sede
L’indagine nelle Sacre mura, iniziata lo scorso gennaio. L’imminente interessamento del Parlamento, grazie alla nascita della Commissione bicamerale (20 deputati e 20 senatori) già votata a Montecitorio. E, adesso, la novità forse decisiva per risolvere il giallo: anche la Procura di Roma è tornata formalmente a indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. La nuova inchiesta — la terza in 40 anni, dopo, quelle archiviate nel 1997 e nel 2015 — è stata affidata al pm Stefano Luciani in uno spirito di «piena collaborazione» con il promotore di giustizia della Santa Sede, Alessandro Diddi, che negli ultimi mesi ha già sentito alcuni prelati oltre a Pietro, il fratello della ragazza sparita il 22 giugno 1983.
Inchiesta Orlandi-ter al via, dunque. In un clima che è insieme di grande attesa e di riserbo. Per ora si è saputo soltanto che Piazzale Clodio ha già acquisito degli atti, messi a disposizione dalla Santa Sede, nell’ambito di un fascicolo aperto dopo che il Csm aveva chiesto informazioni su un esposto presentato dalla famiglia. Il procedimento, partito nel 2021, aveva portato anche all’audizione dell’ex procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare dell’indagine archiviata nel 2015. Oggetto dell’iniziativa «la richiesta di accertamenti sulla condotta dei magistrati della Procura di Roma, con riferimento ai colloqui intercorsi con il Vaticano per il rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi».
Capaldo, ora in pensione, in alcune trasmissioni tv aveva infatti affermato di avere incontrato due rappresentanti del Vaticano che gli «promisero di rivelare dove fosse il corpo». Una querelle che ha scatenato polemiche e suscitato sconcerto ai vertici della
Gendarmeria, chiamati in causa personalmente da Pietro Orlandi, anche se non presente alla presunta «trattativa». «È una cosa positiva perché per la prima volta ci sarà una collaborazione, sempre negata in passato, tra Santa Sede e magistratura ordinaria», ha commentato a caldo, ieri pomeriggio, il fratello della «ragazza con la fascetta». Sulla stessa linea la sua avvocata, Laura Sgrò: «Lo chiedevamo da anni».
Era stato il procuratore Francesco Lo Voi, una ventina di giorni fa, a far balenare l’ipotesi di una terza inchiesta, dopo la conclusione tra le polemiche della Orlandi-bis, basata sull’autodenuncia di Marco Accetti (il fotografo che nel 2013 consegnò il flauto riconosciuto come quello di Emanuela) e sul ruolo avuto dalla banda della Magliana. «Dopo 40 anni non è facile trovare nuovi elementi, ogni situazione va contestualizzata — aveva detto — ma non è da escludere che sarà coinvolta nuovamente la Procura».
Va considerato, d’altra parte, che un’inchiesta a Piazzale Clodio su un giallo collegato è già in corso da quasi un anno: si tratta di quella del pm Erminio Amelio sull’omicidio di Katy Skerl, la 17 enne strangolata nel gennaio 1984 a Grottaferrata, la cui bara è stata rubata dal cimitero Verano. Ora non è escluso che i due fascicoli vengano unificati: secondo «l’uomo del flauto», infatti, Katy fu uccisa per vendetta dalla controparte del gruppo (formato da 007 deviati, malavita romana e tonache contrarie alla linea di papa Wojtyla) a suo dire responsabile dei sequestri sia di Emanuela Orlandi sia di Mirella Gregori, l’altra quindicenne mai più tornata a casa.