UN MILIONE DI ALTRUISTI IN MENO E LA CRISI DEL TERZO SETTORE MA CHI DIFENDE QUESTO CAPITALE?
Cara Elisabetta, questa settimana Istat ha diffuso i primi dati della nuova rilevazione multiscopo legata al Censimento permanente delle istituzioni non profit: in sei anni il nostro Paese ha perduto quasi un milione di volontari attivi nelle organizzazioni non profit, passati dai 5,5 della rilevazione precedente, quella del 2015, ai 4,6 del 2021, anno di riferimento della nuova indagine. Il volontariato si sta interrogando sulle cause di questa scomparsa che fotografa una indubbia situazione di difficoltà delle realtà del terzo settore a coinvolgere nuovi volontari e a praticare un ricambio anche generazionale. Approfondire i dati, comprenderne a fondo le cause e quale sia stato il ruolo della pandemia e delle varie crisi che stiamo vivendo sarà necessario per porre rimedio. Lo abbiamo iniziato a fare. Ciò che però ci ha colpiti subito è stata la poca attenzione che il mondo dell’informazione ha dedicato alla notizia: salvo le poche e solite lodevoli eccezioni, i media italiani non hanno ritenuto importante dare il giusto risalto a quella che rappresenta una perdita rilevante di un capitale sociale su cui ogni Paese civile deve poter contare per la tenuta della coesione sociale. Ogni volontario che decide di dedicare il proprio tempo e le proprie capacità ad una organizzazione strutturata e radicata su un territorio non fa solo una «buona azione», ma tiene in vita i valori fondanti della Costituzione, umanizzando la convivenza e contri
buendo a colmare quella distanza fra persone, comunità e istituzioni che indebolisce qualsiasi sistema democratico. Pensare che il venire meno di un milione di queste ragioni sia un fatto da trascurare forse è segno di una disattenzione che certamente non aiuta a affrontare la situazione e ad invertire la rotta. Chiara Tomassini
Presidente Csv
Cara Chiara, lei denuncia la scarsa attenzione dei media a questi preoccupanti dati dell’Istat: ma riteniamo che in realtà questo «capitale sociale» non faceva abbastanza notizia neppure prima, neppure con i numeri più alti. Al di là di raccontare qualche storia esemplare, di dare voce ai ripetuti moniti del Presidente Mattarella sul tema del Terzo settore, la verità è che volontari, servizio civile, imprese sociali, cooperative di tipo B eccetera non sono ancora vissuti come parte integrante e irrinunciabile del nostro tessuto. Vogliamo accompagnarvi nell’analisi di questo dato che ha stupito anche noi e che vogliamo sperare sia per lo più strascico ultimo dell’effetto isolamento creato dal Covid. La nostra recente Civil Week ci ha però detto che esiste un tessuto molto forte di attenzione agli altri e al Pianeta che attende solo di essere valorizzato e consolidato. Poi c’è la questione giovanile: non sono meno altruisti, ma stanno vivendo un periodo di accentuati disagi: forse il tentativo di proporre il volontariato come (una) risposta alle domande di senso e valore bisogna che cominci con loro.
La Carta
Ogni volontario che dedica tempo e capacità a una organizzazione non fa solo una «buona azione», ma tiene in vita i valori fondanti della Costituzione