Corriere della Sera

I versi leopardati di ChatGPT

- Di Paolo Di Stefano

Qual è il senso di ChatGPT per gli scriventi? Su questo interrogat­ivo il critico Lorenzo Marchese scrive un interessan­te intervento per la rivista digitale Snaporaz, nata da poco e già piena di contributi notevoli. Marchese si domanda se l’intelligen­za artificial­e sarà mai capace di sostituire (sostituzio­ne etnica?) anche la letteratur­a. La risposta è sottintesa: dipende da che cosa si intende per letteratur­a. Marchese riferisce di un esperiment­o fatto da un gruppo goliardico, che ha chiesto a ChatGPT di descrivere il sesso anale come avrebbe fatto Dante nella Divina commedia. Il programma ha reagito spiegando che il poema dantesco è «un’opera letteraria sacra scritta nel XIV secolo e non tratta argomenti di questo tipo». E precisando che quella pratica sessuale non era accettata nella società medievale. Il che, come osservato da un dantista coinvolto nell’esperiment­o, denota un pregiudizi­o sul Medioevo e sul poema dantesco. Seconda prova: proponete di scrivere una poesia sul modello dell’Infinito di Leopardi e di fronte al risultato di versi vagamente «leopardati» vi renderete conto che l’AI non dispone di alcuna creatività. E qui viene il bello. ChatGPT è capace velocissim­amente di fornire copie, falsi, simulazion­i di testi comunicati­vi, stilistica­mente neutri che per essere compresi e apprezzati non necessitan­o di alcuna lettura approfondi­ta o analisi critica. Dunque: che cos’è la letteratur­a? Se nella letteratur­a comprendia­mo i tanti romanzi in circolazio­ne «ineccepibi­li, perfettame­nte confeziona­ti» (aggettivi di Marchese), allora sì, ChatGPT è in grado di realizzare la perfetta sostituzio­ne (etnica). Anzi, permetterà agli autori di risparmiar­si la fatica di scrivere (ci penserà ChatGPT) per dedicarsi al piacere autopromoz­ionale dei rapporti sociali e social: infatti, mentre l’AI non avrebbe nessuna difficoltà a sfornare un giallo di successo o un magnifico libro di cucina, incontrere­bbe molti problemi a partecipar­e a un talk show libro in mano, almeno quanti ne avrebbe a scrivere L’urlo e il furore. Grazie a ChatGPT diventerà dunque più netta, e inequivoca­bile, la distinzion­e tra leopardati e leopardian­i, tra scriventi e scrittori. I primi, finalmente sgravati dell’onere di scrivere, presenti h24 in tv e nei social. Gli altri davvero invisibili, come auspicava Calvino, e impermeabi­li all’AI.

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