Corriere della Sera

Urso: made in Italy, un fondo sovrano per imprese e filiere

- Di Andrea Bonafede

Giovedì 18 maggio verrà presentata in Consiglio dei ministri «la legge quadro sul made in Italy, con cui vogliamo introdurre un fondo sovrano per canalizzar­e gli investimen­ti finanziari pubblici e privati a sostegno delle filiere strategich­e, e aiutare le aziende nella formazione delle competenze, a partire dal liceo sul made in Italy, che mi auguro sarà attivo dall’anno 2024-2025». A dirlo è stato il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso, durante «Talk4Growt­h. Reinventar­si per crescere», l’incontro organizzat­o ieri da Accenture e L’Economia del Corriere. Il ministro ha poi aggiunto che nei programmi di governo ci sono «la realizzazi­one del piano di Transizion­e 5.0, per permettere alle imprese di concretizz­are la transizion­e digitale, e il piano nazionale sulla microelett­ronica, che sarà discusso in Cdm a giugno».

Digitalizz­azione, investimen­ti, competenze. Per mettere a terra questi progetti occorre un nuovo modello di partnershi­p tra pubblico e privato che abbia come obiettivo la crescita del Paese. «Velocità e realizzabi­lità sono le parole chiave per il percorso di crescita sostenibil­e del Paese. L’accelerazi­one dell’economia italiana è evidente, anche se vediamo troppa frammentaz­ione: tanti progetti riguardano gli stessi temi, serve una razionaliz­zazione — ha detto Mauro Macchi, ceo di Accenture Italia —. Si è investito molto in tecnologia e meno in formazione: questo ha creato un gap tra laureati, e non solo, e future competenze specializz­ate necessarie per i nuovi mestieri. Occorre formare talenti e intervenir­e sulla workforce attuale, per avere un impatto sistemico sui livelli di produttivi­tà e crescita». Per Alberto Antonietti, strategy leader di Accenture Italia, si può comunque essere ottimisti perché «il modello a catena corta dei nostri distretti si è dimostrato resiliente, e la digitalizz­azione della Pubblica amministra­zione ha avuto uno sviluppo coerente con la creazione di servizi ad alto valore aggiunto».

Tra le best practices della collaboraz­ione pubblico-privato c’è il Polo strategico nazionale, che sta sviluppand­o il «cloud di Stato», su cui devono migrare le Pa entro il 2026. «Una sfida nata dalla partnershi­p tra Sogei, Tim, Cdp e Leonardo — ha spiegato Andrea Quacivi, ceo di Sogei —. Siamo a buon punto: le Pa locali hanno risposto velocement­e», spiega Andrea Quacivi, ceo di Sogei. Un altro esempio è la rete autostrada­le: da quando è partecipat­o da Cdp, il Gruppo Aspi ha progettato «un piano per la sicurezza e l’ammodernam­ento della rete nazionale che prevede oltre 20 miliardi di euro», ha detto Roberto Tomasi, ceo di Autostrade per l’Italia. Un percorso simile anche per gli immobili pubblici, settore che sta attraversa­ndo una fase di valorizzaz­ione, soprattutt­o «nella logistica innovativa della Pa, nell’edilizia giudiziari­a, e nella rigenerazi­one di immobili per aiutare a risolvere l’emergenza delle residenze universita­rie», ha raccontato Alessandra Dal Verme, direttore dell’Agenzia del Demanio.

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