Urso: made in Italy, un fondo sovrano per imprese e filiere
Giovedì 18 maggio verrà presentata in Consiglio dei ministri «la legge quadro sul made in Italy, con cui vogliamo introdurre un fondo sovrano per canalizzare gli investimenti finanziari pubblici e privati a sostegno delle filiere strategiche, e aiutare le aziende nella formazione delle competenze, a partire dal liceo sul made in Italy, che mi auguro sarà attivo dall’anno 2024-2025». A dirlo è stato il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso, durante «Talk4Growth. Reinventarsi per crescere», l’incontro organizzato ieri da Accenture e L’Economia del Corriere. Il ministro ha poi aggiunto che nei programmi di governo ci sono «la realizzazione del piano di Transizione 5.0, per permettere alle imprese di concretizzare la transizione digitale, e il piano nazionale sulla microelettronica, che sarà discusso in Cdm a giugno».
Digitalizzazione, investimenti, competenze. Per mettere a terra questi progetti occorre un nuovo modello di partnership tra pubblico e privato che abbia come obiettivo la crescita del Paese. «Velocità e realizzabilità sono le parole chiave per il percorso di crescita sostenibile del Paese. L’accelerazione dell’economia italiana è evidente, anche se vediamo troppa frammentazione: tanti progetti riguardano gli stessi temi, serve una razionalizzazione — ha detto Mauro Macchi, ceo di Accenture Italia —. Si è investito molto in tecnologia e meno in formazione: questo ha creato un gap tra laureati, e non solo, e future competenze specializzate necessarie per i nuovi mestieri. Occorre formare talenti e intervenire sulla workforce attuale, per avere un impatto sistemico sui livelli di produttività e crescita». Per Alberto Antonietti, strategy leader di Accenture Italia, si può comunque essere ottimisti perché «il modello a catena corta dei nostri distretti si è dimostrato resiliente, e la digitalizzazione della Pubblica amministrazione ha avuto uno sviluppo coerente con la creazione di servizi ad alto valore aggiunto».
Tra le best practices della collaborazione pubblico-privato c’è il Polo strategico nazionale, che sta sviluppando il «cloud di Stato», su cui devono migrare le Pa entro il 2026. «Una sfida nata dalla partnership tra Sogei, Tim, Cdp e Leonardo — ha spiegato Andrea Quacivi, ceo di Sogei —. Siamo a buon punto: le Pa locali hanno risposto velocemente», spiega Andrea Quacivi, ceo di Sogei. Un altro esempio è la rete autostradale: da quando è partecipato da Cdp, il Gruppo Aspi ha progettato «un piano per la sicurezza e l’ammodernamento della rete nazionale che prevede oltre 20 miliardi di euro», ha detto Roberto Tomasi, ceo di Autostrade per l’Italia. Un percorso simile anche per gli immobili pubblici, settore che sta attraversando una fase di valorizzazione, soprattutto «nella logistica innovativa della Pa, nell’edilizia giudiziaria, e nella rigenerazione di immobili per aiutare a risolvere l’emergenza delle residenze universitarie», ha raccontato Alessandra Dal Verme, direttore dell’Agenzia del Demanio.