L’Italia al festival
In concorso Moretti, Bellocchio e Rohrwacher: una tripletta per la Palma non accadeva da anni E l’inaugurazione è affidata a Chiara Mastroianni
La vicenda, sconvolgente e carica di conseguenze, del piccolo bambino ebreo Edgardo Mortara, sottratto con la forza alla famiglia dal Tribunale del Sant’Uffizio agli ordini di Pio IX per essere educato come cattolico, in virtù di un misterioso battesimo avvenuto all’insaputa della famiglia. Le passioni e le ossessioni di un regista impegnato nelle riprese del nuovo film, ambientato a Roma nel 1956, i giorni dell’invasione sovietica in Ungheria, che si distrae sognando una storia d’amore tra ragazzi degli anni Settanta sullo sfondo di un bilancio esistenziale e politico guidato da una sola certezza: la forza salvifica del cinema. Infine, uno scavo tra passato e presente affidato a un giovane archeologo inglese con un dono che fa gola ai tombaroli a caccia di reperti etruschi da immettere nel mercato clandestino: riesce a sentire il vuoto, dove dimorano le vestigia di altre civiltà.
L’Italia si presenta in gara a Cannes 76 con tre idee di cinema autoriale molto diverse e molto precise. In ordine di apparizione sulla Croisette: Marco Bellocchio con Rapito (il 23 maggio, poi in sala il 25), Nanni Moretti con Il Sol dell’avvenire (passa il 24, è uscito da un mese e ha superato i 3 milioni e mezzo di euro di incasso) e Alice Rohrwacher con La chimera (il 26, esce in autunno).
Tre cineasti in gara non capitava dal 2015 (erano Garrone, Moretti e Sorrentino). Tutti molto legati alla storia del festival guidato da Thierry Frémaux che ne ha ribadito la forza anche ieri, presentando alla stampa l’edizizione 76 che inaugura stasera con Jeanne du Barry. La favorita del re diretto e interpretato da Maïwenn con Johnny Depp nei pizzi e parrucche di Luigi XV.
Marco Bellocchio due anni fa è stato celebrato con la Palma d’onore e proprio da qui ha iniziato la marcia trionfale del suo Esterno notte. Torna in compagnia di attori ormai parte della sua famiglia artistica — Fausto Russo Alesi e Barbara Ronchi, ovvero i coniugi Mortara, Fabrizio Gifuni, l’Inquisitore Feletti, Paolo Pierobon, Pio IX, Filippo Timi, Cardinal Antonelli — e una storia su cui aveva provato a misurarsi Steven Spielberg. Moretti torna in gara per la nona volta (la prima volta fu con Ecce Bombo, 1978, con La stanza del figlio vinse la Palma d’oro nel 2001, l’ultima di un nostro cineasta) e ha fatto anche il presidente della giuria. Gioca in casa. Anche Alice Rohrwacher è nata artisticamente qui: la sua opera prima, Corpo celeste, passò alla Quinzaine des Réalisateurs. Ha vinto il Grand prix speciale della giuria nel 2014 per Le meraviglie e il premio per la miglior sceneggiatura nel 2018 con Lazzaro Felice. Sempre con la sorella Alba, in un cast in cui spiccano Josh O’Connor e una inedita Isabella Rossellini.
Curiosa l’assenza, invece, di film italiani nelle altre sezioni, Un certain regard, fuori concorso, Semaine de la Critique, Quinzaine, dove concorre tra i corti Il compleanno di Enrico di Francesco Sossai. Significativo l’invito rivolto a Laura Samani, tra i giovani registi che saranno artisti residenti della Résidence del Festival di Cannes.
Si comincia: a fare gli onori di casa sarà Chiara Mastroianni. Un ponte tra due le due patrie del cinema. Sotto gli occhi della madre Catherine Deneuve che troneggia, magnifica, dal manifesto ufficiale.