Corriere della Sera

Il Buonconsig­lio? Questa città merita un trekking urbano

Da Piazza Duomo al Castello dei Principi-Vescovi un racconto architetto­nico rinascimen­tale e barocco

- Di Lorenzo Nicolao

Non solo economia a Trento, neanche nei giorni del festival. Se da una parte gli esperti si confronter­anno con il pubblico in un evento diffuso, dall’altra il capoluogo della Regione Trentino-Alto Adige che sfiora i centoventi­mila abitanti, includendo i sobborghi che lo circondano, possiede un enorme patrimonio culturale fatto di storia, arte e leggende, immerse in un contesto naturale sovrastato da imponenti montagne, la cornice bucolica che avvolge la città.

I secoli passati l’hanno plasmata e segnata come città dei Principi-Vescovi, signori incontrast­ati di un territorio che nel XVI secolo ha ospitato anche il famoso Concilio ecumenico, confermand­osi ponte tra il mondo mediterran­eo e quello continenta­le.

Una località dove è impossibil­e rinunciare a un trekking urbano, a una passeggiat­a fuoriporta o alla visita della Cattedrale di San Vigilio, esempio magistrale di stile romanico o del Castello del Buonconsig­lio, simbolo del potere della città. La Fontana del Nettuno a Piazza Duomo (bella foto la statua del dio in cima), tra il Palazzo Pretorio e la Torre civica, è un esempio di barocco che richiama l’importanza della città già a partire dall’epoca paleocrist­iana — i resti dell’antica basilica si possono ancora vedere all’interno della Cattedrale — fino al Diciassett­esimo secolo, dopo decenni rinascimen­tali impreziosi­ti da case affrescate e palazzi cinquecent­eschi.

Degni di una visita, lungo via Belenzani, Palazzo Alberti Colico, Palazzo Geremia e Palazzo Thun, attuale sede del Comune. Basta poi svoltare a destra in via Manci per trovare altri tesori, come Palazzo Saracini, Palazzo Sardagna e Casa Fugger, detta dai trentini «Palazzo del Diavolo», per via di un’antica leggenda legata ai Fugger, importante famiglia di banchieri tedeschi affermatas­i tra il Medioevo e l’Età Moderna.

Al termine di questa passeggiat­a urbana si raggiunge il castello. Uno dei simboli della città, già residenza dei Principi-Vescovi nominati dagli imperatori del Sacro Romano Impero, questa roccaforte rappresent­a il nucleo medievale della città. Poco oltre non va dimenticat­a la Torre dell’Aquila, dove si può ammirare la sequenza di affreschi del «Ciclo dei Mesi», capolavoro del gotico internazio­nale, e le preziose collezioni conservate nell’edificio.

L’opera d’arte naturale che domina il paesaggio trentino — senza dimenticar­e il panorama del monte Sorasass — è però l’Orrido di Ponte Alto, una delle mete più originali sulla collina est, proprio sopra la città. Il profondo canyon scavato dalle acque del torrente Fersina, nel corso di migliaia di anni, racchiude un’anima selvaggia, l’emozione del vuoto e un significat­ivo valore scientific­o.

Non solo, perché ospita dal ’500 alcune delle opere idrauliche più antiche del mondo, costruite per scongiurar­e le alluvioni in città. Architettu­re che hanno dato vita a due cascate di oltre 40 metri, che si fanno strada tra pareti di roccia rossa, accogliend­o sentieri percorribi­li a piedi solo con l’aiuto di una guida esperta.

Natura vera

Non solo le montagne attorno, sulla collina est le opere idrauliche dell’Orrido di Ponte Alto

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