Corriere della Sera

Davide e Federico, da tifosi a terzini: duello del cuore

Calabria e Dimarco dal vivaio alla prima squadra. Lo stesso sogno: «Qui per sempre»

- c.pass. p.tom.

Avevano un sogno e l’hanno realizzato, i due terzini tifosi: giocare (e vincere) con la loro squadra del cuore. Davide Calabria da una parte, Federico Dimarco dall’altra: un incrocio di destini, di viaggi e oratori, di tifo e di sacrifici. Stasera il loro sarà un duello nel duello. Nel quale testa ed emozioni avranno un peso doppio. Il primo è entrato nel vivaio rossonero a undici anni ed è milanista nel cuore, fin da bambino: quando giocava nelle giovanili non era titolare, ma ha combattuto per tenersi stretto il suo sogno. Ora, da leader, sogna il primo trofeo da capitano: nel 2016 in Supercoppa non giocò neanche un minuto, mentre l’anno scorso fu Romagnoli a sollevare lo scudetto.

«Vorrei restare al Milan per sempre», ha detto, ricordando tutti i sacrifici fatti insieme alla sua famiglia negli anni del settore giovanile. Era mamma Caterina ad accompagna­rlo avanti e indietro da Adro, nel Bresciano. «Fino ai 15 anni stavo sempre in panchina, ho anche pensato di smettere — ha raccontato nel giorno dello scudetto —. Non volevo gravare sui miei genitori, ma volevo tenermi stretto il mio sogno». La domenica andava a San Siro a tifare i grandi, secondo anello verde, «perché costava meno», oggi è uno dei simboli di questo Milan giovane e ambizioso, capace di andare anche oltre i propri limiti. Davide come giocatore in un certo senso è unico: odia la PlayStatio­n. «Sono una schiappa — racconta — ma soprattutt­o non mi diverte. Il mondo vero è là fuori. Vuoi mettere una passeggiat­a fra i vigneti della mia Franciacor­ta?». A proposito: essendo di lì, è appassiona­to di vini. «Vorrei farlo diventare un lavoro, quando smetterò». Per questo sogno c’è tempo.

Federico Dimarco invece l’unico milanese dell’Euroderby, interista da sempre, uno dei giocatori più in forma della squadra nerazzurra, il simbolo del legame tra questo gruppo e i suoi tifosi. «Dima» è il terzino tifoso col megafono che canta sotto il settore dei sostenitor­i interisti a Riad, nell’ultima Supercoppa, dove ha lasciato il se

gno con un gol. È quello che sfreccia nella fascia che è stata di Perisic: lui non ha mai fatto finta di essere come il croato, non avrebbe avuto senso, ma ci ha messo le sue caratteris­tiche, ha migliorato le qualità e lavorato sui difetti. In fondo è così da quando Federico ha otto anni. È entrato nel settore giovanile dell’Inter sognando San Siro, che da casa — quartiere Calvairate — dista soltanto 8 chilometri. Lo stadio è diventato presto la sua seconda casa, sugli spalti con lo zio Sergio. «Nel 2003 ero in tribuna, ora gioco: è un sogno» ha raccontato il giocatore.

Con 6 gol e 9 assist, Dimarco è nel pieno della stagione della consacrazi­one, esaltato dal gioco di Inzaghi per il quale è uno degli indispensa­bili. E il fatto che sia la stagione buona per le pere deve preoccupar­e un po’ i milanisti. Almeno quelli che si servono nel negozio di frutta e verdura di papà Gianni, in corso di Porta Romana. Una bottega storica, con le foto appese nel retro di Fede bambino, al debutto nel Calvairate, società affiliata all’Inter. Il terzino a chilometro zero è garanzia di qualità. Ma non è l’unico: la sfida con Calabria è speciale anche per questo.

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Davide Calabria e Federico Dimarco (Getty Images) La sfida nella sfida

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